Il Riabil Center di Castrovillari, una voce per chi non riesce a parlare

CASTROVILLARI – “Diamo voce a quanti non sanno parlare, e tuteliamo i loro diritti davanti a chi non vuole sentire”. Nel cuore del Pollino, da 19 anni opera una diga contro l’emigrazione sanitaria nella vicina Basilicata, per l’unicità dei servizi offerti in un territorio vasto, con particolare riferimento ai disturbi dell’età evolutiva, motori e della comunicazione. A raccontare una storia di impegno e dedizione che inizia con l’accreditamento da parte del Servizio sanitario nazionale nel 2008, anche se i servizi furono autorizzati nel lontano 2002, è Francesca Giovanna D’Ingianna, amministratrice unica del Riabil Center e logopedista. Una vicenda professionale, la sua, che nasce con la laurea all’università di Pisa nell’89 e una serie di incarichi all’Asp di Cosenza. Professionista e imprenditrice al tempo stesso, il suo è uno dei pochi casi in cui si lascia il posto sicuro. Vincitrice di concorso, lavora all’Asl di Rossano dal 2006 al 2009, quando si dimette per darsi anima e corpo a un sogno poi divenuto realtà. “Una sana ambizione – spiega – che coltivavo da sempre era quella di rispondere ai bisogni speciali del mio territorio”. La lotta contro il titano della burocrazia la vince grazie alla sua tenacia e così ottiene 36 prestazioni autorizzate pro die di cui 18 accreditate. Ma giace in qualche cassetto l’istanza per 36 accrediti nonostante l’atto aziendale dell’Asp di Cosenza ne abbia accertato il fabbisogno. Quella “sana ambizione” la porta a realizzare un punto di riferimento soprattutto per l’età evolutiva (da 0 a 18 anni) che garantisce anche interventi riabilitativi per pazienti adulti. Una struttura che, grazie a protocolli strettamente individualizzati, eroga prestazioni a misura di bambino (e non solo) avendo come obiettivi il raggiungimento del massimo dell’autonomia e il recupero delle potenzialità residue del paziente. Dieci dipendenti, 15 collaboratori, figure professionali che spaziano dal logopedista al neuropsichiatra infantile, dall’ortopedico al fisiatra, dal podologo al nutrizionista, il Riabil Center presta particolare attenzione ai disturbi specifici dell’apprendimento e accompagna nel percorso scolastico piccoli alunni con una fitta serie di attività ricreative e laboratoriali volte all’integrazione e all’ottimizzazione della qualità della vita. Autrice del saggio “Sordità e apprendimento. Un approccio pedagogico”, edito da Coscile, docente a contratto di Logopedia all’università Magna Graecia di Catanzaro, Francesca Giovanna D’Ingianna fonda il suo metodo sull’”approccio globale inteso come multidisciplinare e multisensoriale”. Tradotto per i non addetti ai lavori, “un bambino che non parla – spiega l’amministratrice del Riabil Center - ha certamente altre problematiche. Innanzitutto ha difficoltà relazionali perché non riesce a prestare l’attenzione necessaria per mettersi in contatto con l’esterno, non perché sia necessariamente sordo. Pertanto bisogna avere la capacità, attraverso la psicologia clinica, di comprendere le ragioni per cui questo bambino non parla; da qui – spiega ancora - la necessità di un approccio globale, che intervenga sulle attività motorie mediante quell’interazione necessaria per far acquisire, per esempio, destrezza nella manipolazione, ma lo stimolo dev’essere sempre di natura cognitiva per favorire l’articolazione della lingua e la capacità imitative che fanno sviluppare il linguaggio naturalmente. Insomma, insegniamo il pensiero, ma per far questo occorre capire come si pensa”.

