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La Cisl: Lep e Lea a rischio con la riforma delle autonomie

CATANZARO- «È in atto un gioco di potere

alle spalle dei cittadini del Sud e della Calabria che non è più

tollerabile». Lo afferma il segretario di Cisl Calabria Tonino

Russo che denuncia nuovamente i rischi che potrebbero derivare

"se il Governo dovesse concedere maggiore autonomia ai territori

nell’ambito dell’attuazione del cosiddetto regionalismo

differenziato».

«La nuova accelerazione voluta dalla Lega per approvare

questa riforma - sostiene - risponde a logiche 'egoistichè

della sua base elettorale che resta fortemente concentrata nel

nord Italia. Un’area da cui provengono le pre-intese siglate con

tre regioni ricche come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia

Romagna e che hanno goduto negli anni di sostanziali aiuto dallo

Stato anche a danno del Meridione per accrescere la loro

capacità di dotarsi di infrastrutture e servizi». A questo

proposito il leader della Cisl calabrese cita la vicenda della

gestione della programmazione del Fondo per lo sviluppo e la

coesione (Fsc) ex Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). «In

un recente passato - ricorda Russo - una consistente fetta di

quelle risorse che servivano proprio a sostenere la crescita del

Sud e dunque anche della Calabria subì prima un forte taglio (da

63 miliardi di euro passarono a 53) e poi una parte di questi

(24 miliardi) finirono per essere utilizzati per la spesa

corrente dello Stato. Con un’altra beffa. Alcuni investimenti

programmati nel Sud Italia attraverso gli otto Par delle regioni

meridionali finanziati con quei fondi non sono partiti per il

mancato co-finanziamento della quota parte che avrebbe dovuto

mettere il governo centrale a differenza viceversa dal quanto è

stato garantito per lo sviluppo del Nord. Una vera e propria

ingiustizia territoriale che ora rischia non solo di perpetuarsi

nuovamente ma di incrementarne la portata proprio attraverso

l'eventuale approvazione di una riforma di autonomia

differenziata applicata con un sistema come quello portato

all’esame del Governo. Non è possibile accettare un meccanismo

che non contempli le esigenze previste anche costituzionalmente

del diritto, sacrosanto, dei calabresi e del popolo meridionale

ad avere pari dignità nell’offerta di servizi da parte dello

Stato. I Livelli essenziali di prestazioni (Lep) a base

dell’art.117 della Costituzione così come i Livelli essenziali

di assistenza (Lea), fondamentali per godere di una sanità

uguale in ogni angolo del Paese, devono essere i fari per

offrire pari diritti a tutti i cittadini italiani. Parametri che

viceversa allo stato della riforma verrebbero meno. Così come

verrebbero ridotte - aggiunge - se la riforma venisse approvata,

le potenzialità dei nostri territori ad attrarre operatori

privati nazionali e stranieri per l’impatto di misure che non

garantirebbero uguali servizi nelle varie regioni d’Italia.

Senza un’attenta analisi economica delle conseguenze dei questa

'scelleratà riforma si rischia di far scivolare realmente

questa parte del Paese verso un declino inarrestabile».

«Per questo - conclude Russo - lancio un appello a tutta la

deputazione calabrese, in primis di quanti sono maggioranza nel

Governo, ha bloccare una riforma che avrebbe effetti devastati

per la Calabria. Compromettendone il futuro». 

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