Malasanità, scoppia il caso Vibo
VIBO VALENTIA - «Chiudiamo l’ospedale di
Vibo. Lasciate ogni speranza o voi che entrate». É il cartello
lasciato dal Codacons davanti al nosocomio «dopo l’ennesimo caso
di malasanità - é detto in un comunicato - registrato nella
struttura ospedaliera, con la morte di un uomo a causa di un
aneurisma scambiato per una colite».
«Abbiamo voluto mettere in atto una provocazione - sostiene
il vicepresidente del Codacons, Francesco Di Lieto - per
interrogarci sull'utilità dell’ospedale vibonese dopo le
gravissime e ripetute tragedie che, di fatto, negano il diritto
alla salute ai calabresi. E finiamola per fingere di stupirci ad
ogni caso di malasanità. Già in Calabria un neonato ha il doppio
delle possibilità di morire rispetto al Veneto, per come
denunciato dall’associazione culturale pediatri nel corso del
31/mo Congresso nazionale. Se poi si finisce per morire appena
qualche secondo dopo essere stati dimessi, vuol dire che il
diritto alla salute in Calabria è davvero una chimera».
Il riferimento è a due presunti casi di malasanità registratisi nei giorni scorsi. Un 79enne di Limbadi, secondo quanto riferito dal Quotidiano del Sud, è morto per un aneurisma addominale scambiato nell’ospedale di Vibo Valentia per una
colite. La moglie aveva chiamato il medico di famiglia, che ha
sottoposto l’uomo a visita ipotizzando subito un aneurisma
addominale. Da qui la chiamata al 118, il cui medico avrebbe
confermato la diagnosi assegnando al caso un «codice rosso». Nel
pronto soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia, secondo quanto
ha dichiarato la moglie, un'insegnante in pensione, la valutazione della condizione di Tripaldi
sarebbe stata però declassata a «codice giallo» perché la sua
patologia é stata scambiata per una colite. I familiari si sono così rivolti ad una legale ed hanno
presentato una denuncia, chiedendo l’accertamento di eventuali
responsabilità da parte dei medici del pronto soccorso
dell’ospedale di Vibo Valentia. Altra inchiesta è stata avviata dalla Procura della Repubblica di Vibo
Valentia sulla vicenda del mancato parto cesareo su una gestante
di 32 anni a causa del quale il feto di 39 settimane che la
donna portava in grembo sarebbe morto. L’indagata, cui é stata
notificata un’informazione di garanzia emessa dal Pm titolare
del fascicolo d’inchiesta, Concettina Iannazzo, é la ginecologa
dell’ospedale di Vibo Valentia che aveva seguito la 32enne
durante la gravidanza.