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Crotone, la UIL chiede di superare la "stagione dei soprusi"

Qui di seguito pubblichiamo una lettera aperta di Gaetano Papaleo, segretario provinciale di Crotone della Uil Fpl di crotone, al commissario dell'asp di crotone, Gilberto Gentili.

“Il Decreto legge n. 35/2019, convertito in legge dall’art. 1, comma 1, L. 25 giugno 2019, n. 60, recante Misure emergenziale per il servizio sanitario della Regione Calabria è interamente dedicato a ripristinare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza in questa regione, nonché ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi del Piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario secondo i relativi programmi operativi. Tutti gli interventi proposti si configurano, pertanto, come provvedimenti normativi straordinari, assunti per un periodo temporale limitato a diciotto mesi, con i quali s’intendono accompagnare la sanità calabrese verso situazioni amministrative "normali". Orbene, i contenuti del decreto dovranno rappresentare, per lei, Dott. Gentili, lo scomodo campo di battaglia dentro il quale agire con la dovuta professionalità ambizione e coraggio, e nella consapevolezza di dover incontrare e superare innumerevoli ostacoli rappresentati dalle incrostazioni create nel tempo passato da vere e proprie consorterie, consolidatesi nella catena di comando che si è distinta, esclusivamente, nel governare in armonica inefficienza organizzata autoreferenziale.

Dimostrare di non conoscere, di non essere efficienti ma “servili” e funzionali al potente di turno, sono queste le peculiarità con le quali si entra nel cosiddetto cerchio magico in quest’azienda, un modus operandi disastroso che ha portato questa regione e questo territorio a essere primo in tema di emigrazione sanitaria, tanto da sostituire i nostri viaggi feriali in viaggi della speranza, alla ricerca di quanto statuito dall’art. 32 della costituzione. Ahimè,il diritto alla Salute è, qui, di fatto negato.

Egregio Direttore, come Lei sa e spero non voglia far finta di non sapere, le precedenti gestioni sono state “CATASTROFICHE” con una curva in salita fino a raggiungere l’acme nell’ultimo periodo, si smette di fare il Direttore Generale, il Direttore Sanitario, il Commissario e si diventa Direttore di Unità Operativa Complessa oppure mal che vada Responsabile di Unità Operativa Semplice.

Caro commissario, la stagione dei vantaggi per pochi e i soprusi per tanti DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE CHIUSA, è giunto il momento di ripristinare le regole e la legittimità dei comportamenti. BASTA con gli incarichi clientelari ABUSIVI: quasi tutti i capo sala dell’ospedale (molti di più di quanto ne preveda l’atto aziendale) esercitano questa funzione senza la dovuta copertura giuridica perché inquadrati come Infermieri, tutte le P.O. (Posizione organizzative) hanno il contratto d’incarico scaduto da più di 4 anni eppure percepiscono le indennità per migliaia di euro all’anno, personale sanitario utilizzato da anni in ambito amministrativo, incarichi di coordinamento affidati con semplici ordini di servizio, personale volontario sfruttato in funzione istituzionali, stesso sfruttamento viene riservato ai lavoratori in mobilità in deroga, molti di questi quotidianamente costretti a violare la privacy accedendo a dati sensibilissimi, dai tanti caporali presenti in azienda. Responsabile per una buona parte di queste nefandezze è una direzione sanitaria aziendale e nello specifico il S.I.T.A. (Servizio Infermieristico Tecnico Aziendale) le cui performances, in termini di risultato, di legittimità, di imparzialità e di opportunità di alcune scelte sono sotto gli occhi di tutti.

Se sarà scrupoloso, avrà modo di scoprire, con delle semplici verifiche, che il diavolo, a volte, è più brutto di come lo si dipinge, e scoprirà che siamo di fronte ad un servizio sanitario deputato a garantire la negazione più assoluta del diritto più sacrosanto in capo ad ogni cittadino e cioè quello di essere curato.

Fin qui non le diciamo niente di nuovo, ma troverebbe la conferma se un giorno, Lei si travestisse da comune cittadino bisognoso di cure e, dal pronto soccorso in poi, facesse la normale trafila per una banale patologia e vedrà che alla fine si convincerà che forse e meglio tenersi la malattia.

Insomma,Lei dovrà chiedersi per quale misterioso motivo il nostro territorio si trova escluso da un circuito sanitario accettabile stante il fatto che anche la nostra ASP partecipa alla spesa sanitaria regionale con i soldi di tutti.Siamo convinti, e chiudiamo, che questa “mission”, di cui Lei ha la responsabilità di portare a termine, sarà possibile solo se metterà sotto la lente di ingrandimento tutta l’organizzazione del personale, perché la buona sanità è fatta da medici, infermieri ed Oss bene organizzati che riescono a trovare nel loro lavoro il benessere ed il riconoscimento del loro apporto personale e professionale, viceversa ci ricorderemo di Lei come l’ennesimo burocrate passato da queste parti e collocato nel dimenticatoio. E per aiutarla, infine, Le promettiamo che ogni dieci giorni faremo una lettera aperta illustrandole i problemi singolarmente”.

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