Centro Covid a Villa Bianca? Per la Fp Cgil è come il canto delle sirene
Qui di seguito pubblichiamo una riflessione sull'ipotesi di un centro regionale Covid di Anna Rotundo, delegata della Fp Cgil Medici e della dirigenza sanitaria dell'azienda Mater Domini, Ivan Potente, responsabile della Fp Cgil Medici e della dirigenza sanitaria dell'Area casta di catanzaro, crotone e Vibo, Franco Grillo, segretario generale della Fp Cgil dell'Area vasta.
“Abbiamo salutato l’arrivo del Dott. Zuccatelli in Calabria facendo ricorso al mito di Ulisse che si appresta ad affrontare la sua Odissea, dovendo provvedere all’integrazione tra i due principali ospedali della città e della regione, ovvero l’ospedale Pugliese-Ciaccio e l’ospedale Universitario Mater Domini. Il paragone non ci sembra affatto ardito, anzi potremmo dire che il nostro Ulisse si è trovato subito tra Scilla (gli ospedalieri) e Cariddi (gli universitari). In effetti Cariddi, famosa per i micidiali vortici marini, ha anche provato, da subito, a risucchiarlo tramite un ricorso al TAR, ma il nostro Ulisse ha resistito. Cosicché, nel bel mezzo di quest’avventura il nostro si è trovato a fronteggiare la peggior delle tempeste in mare, ovvero l’arrivo del Covid-19 in Calabria, dimostrando, anche in tal caso, di riuscire a resistere ai furori delle onde di una Cariddi sempre più tumultuosa. Tuttavia la burrasca è ancora in corso e la nave continua a ballare in mezzo al mare. Ecco allora materializzarsi un seducente canto delle sirene: istituire un centro Covid nell’ex Villa Bianca! Da subito questa ipotesi seduce tutti, men che noi, o quasi. L’ex ospedale universitario, allo stato sottoutilizzato, perché non candidarlo a diventare lo Spallanzani calabrese? Potremmo, così, alleggerire gli ospedali cittadini da una, per usare un eufemismo, ingombrante presenza.
Eppure il nostro, al pari di Ulisse, sarà l’unico a non farsi sedurre dal canto delle sirene e a dichiarare da subito che tale ipotesi non è perseguibile: l’Ospedale Covid a Villa Bianca sarebbe pronto sì ma ad emergenza finita. Esponenti della politica e della società civile iniziano a strapparsi le vesti: i professori universitari addirittura firmano una lettera aperta nella quale dichiarano, che quella di Villa Bianca, è l’unica ipotesi possibile per salvare le scuole di specializzazione. Secondo i firmatari di questa lettera tra le tante vittime del Covid-19 si annoverano proprio le scuole di specializzazione: come dire “Piove, governo ladro!” Adesso c’è il Covid, al quale stiamo dando la colpa di tutto, anche delle guerre puniche, perché non dare al maledetto virus anche la colpa della scomparsa delle scuole di specializzazione? Si potrebbero così offuscare le responsabilità che partono, purtroppo, da molto più lontano e che stanno portando ad una lenta ma inesorabile estinzione delle possibilità di qualificazione professionali dei nostri medici. Dobbiamo, ancora una volta, ricordare che è stata per prima la CGIL Medici a dare l’allarme sul possibile ridimensionamento delle scuole di specializzazione. Lo abbiamo fatto in tempi non sospetti e non siamo stati creduti. Gli eventi hanno fatto il loro corso e ci hanno dato (purtroppo) ragione…. non vorremmo avere ragione anche questa volta! Per tale motivo pensiamo che utilizzare l’argomento di Villa Bianca quale centro Covid sia elusivo e privo di prospettiva. Coloro che evocano lo Spallanzani calabrese dovrebbero leggere l’articolo uscito in questi giorni a firma proprio di un medico dello Spallanzani, il Dott. Aristide Conte il quale liquida questa ipotesi affermando che “l’idea del lazzaretto o dell’ospedale sanatoriale non ha alcun senso nella medicina moderna”: il Dott. Conte, invece sottolinea l’importanza di un ospedale specializzato che sia vicino ad una struttura madre come è il caso proprio dello Spallanzani, che può contare sull’Azienda San Camillo Forlanini per le competenze specialistiche non possedute in sede.
L’ipotesi di un ospedale (o di un padiglione) specializzato in malattie infettive rimane tuttavia suggestiva, anche per le potenziali ricadute che avrebbe in termini non solo assistenziali ma anche di didattica e ricerca. Perché non trasformare l’epidemia da Covid-19 in un’occasione per valorizzare davvero le potenzialità dell’ospedale, non necessariamente quello universitario? Perché non perseguire un’ipotesi che abbia una sua sostenibilità sul piano sia dei tempi che della fattibilità organizzativa valutando attentamente chi potrebbe esser già pronto ad una trasformazione migliorativa di questo tipo avendo già dimostrato ampie competenze cliniche e diagnostiche? Perché non iniziare un percorso di trasformazione del processo formativo specialistico attraverso il coinvolgimento a pieno titolo di chi è già in possesso del know how necessario ai requisiti richiesti per le scuole di specializzazione come l’azienda Pugliese-Ciaccio? Solo ipotesi realistiche e concrete che diano titolo a chi lo ha possono rafforzare le nostre scuole di specializzazione. Invece noi, nel mentre, cosa stiamo facendo? Stiamo dibattendo con la consueta nonché fuorviante ed esiziale lentezza e prolissità. Il rischio è che il tempo possa vendicarsi della nostra inconcludenza al pari di Ulisse che, alfine, si vendicò dei Proci”.