Laboratori chiusi nel Cosentino, appello del Pd al ministro
COSENZA - «Il coordinamento provinciale del Pd di Cosenza condivide l’appello del Pd di Corigliano Rossano a revocare la delibera dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza numero 646 del 3 agosto 2020 che di fatto interessa gran parte della provincia e invoca, ancora una volta,
l'intervento del Ministro della Salute Roberto Speranza sulle vicende che riguardano l’Asp di Cosenza». E’ quanto si afferma in una nota del Coordinamento provinciale di Cosenza del Partito
democratico. «Con la delibera numero 646/20 - si aggiunge – il Commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Cinzia Bettelini ha deciso di sopprimere alcuni importanti Laboratori analisi del territorio.In particolare verrebbero chiusi e convertiti in punto prelievo, ma di fatto chiusi, i Laboratori analisi degli ospedali di Rossano Corigliano, di Cassano allo Ionio, di Lungro, di Cariati, di Cetraro, di Mormanno, di San Marco Argentano e quello di Rende per il quale è previsto addirittura che presidio di riferimento diventi Castrovillari. La soppressione dei detti Laboratori di analisi, e l’accorpamento ad altri laboratori, sarà causa di disservizi nell’erogazione delle prestazioni ed è inspiegabile alla luce del piano del fabbisogno del personale di recente deliberato. Infatti, il nuovo piano dovrebbe superare le criticità delle risorse umane nei vari servizi sanitari, compresi i problemi di carenza di personale all’interno di quei Laboratori che oggi si vorrebbero sopprimere. Si comprime l'offerta di sanità pubblica e di conseguenza si favorisce quella privata: non si può spiegare altrimenti la illogicità della decisione presa proprio quando gli accordi europei ci consentono di investire nella sanità, e si è visto quanto sia essenziale avere laboratori attrezzati a sostenere l’emergenza di processare numeri alti di tamponi per cui eravamo assolutamente impreparati».
«La delibera - sostiene ancora il Pd di Cosenza - non solo penalizza un’area urbana estesa e importante come quella di Corigliano Rossano e Rende, ma anche realtà medie come Cassano, San Marco, Cariati e Cetraro e aree interne come Mormanno e Lungro, tutte ugualmente importanti per le aree territoriali su cui insistono. Non si poteva immaginare percorso peggiore di quello intrapreso dalla nuova dirigenza. Percorso che, come scritto nella stessa delibera, fa riferimento a decisioni prese il 6 marzo 2020 (riorganizzazione della rete dei laboratori pubblici approvata dalla struttura commissariale della Regione Calabria con il Dca 62 del 6 marzo 2020), prima del lockdown, come se non ci fosse stata la pandemia e la conseguente crisi sanitaria. Occorre prestare attenzione alle dinamiche che muovono simili scelte. I cittadini, i pazienti, non possono essere penalizzati e ulteriormente danneggiati da chi non ha una visione di una sanità pubblica modulata finalmente in funzione delle necessità dei medesimi, non in funzione degli interessi privati, e non ha contezza delle gravi contingenze che stiamo vivendo. Se questa è la premessa, sono doverose le dimissioni dell’ennesimo commissario straordinario e un intervento immediato del Ministro della Salute Roberto Speranza. La delibera Asp Cosenza numero 646 del 3 agosto 2020 «Adozione piano aziendale riorganizzazione Rete territoriale. Presa d’atto», mantiene, inoltre, l’attuale assetto distrettuale, per cui l’ex area di Corigliano continua a far parte del distretto sanitario dello Jonio Nord e l’area di Rossano resta nel distretto Jonio Sud non consentendo di perseguire le finalità
previste dal Dca 65/20, secondo cui «Il distretto contribuisce a migliorare lo stato di salute della comunità attraverso il governo e la gestione di una rete integrata di servizi socio-sanitari assicurando competenza, disponibilità e prontezza di risposta, nel più ampio rispetto della dignità della persona umana e dei suoi primari diritti di salute».
«Anche questo aspetto organizzativo - conclude la nota – va attualizzato all’esistenza della città unica Corigliano Rossano, di cui pare ancora non si sia preso atto, unificando i distretti».