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Catanzaro e Crotone, ritardi per le indennità del 118



CATANZARO - «Le inerzie e l’attitudine a rinviare ogni soluzione ai problemi da parte di molti burocrati ormai non conoscono i limiti né pudore alcuno». Lo afferma, in un comunicato, il consigliere regionale Francesco Pitaro che, «dopo aver inoltrato il 26 maggio un’istanza rimasta inevasa al presidente della Giunta regionale, al Commissario ad acta e al direttore generale del Dipartimento salute, presenta un’interrogazione al presidente facente funzioni, Nino Spirlì». «Di fronte a intere comunità - aggiunge Pitaro - che fanno capo a postazioni 118 senza medici, che si sono dimessi in seguito al blocco delle indennità da parte delle Asp di Catanzaro e Crotone dovuto a un’errata interpretazione dell’articolo 29 dell’Accordo integrativo regionale, i decisori pubblici glissano su responsabilità e adempienze e si trincerano in un silenzio che sa di indifferenza e, si stenta a crederlo, ma forse non troppo visti i recenti scivoloni dei dirigenti della sanità calabrese, di ignoranza circa le proprie competenze. Tutto ciò, per sollecitare ancora una volta la modifica dell’articolo 29 dell’Air che ad oggi riduce notevolmente la retribuzione dei medici dell’Est portando alle dimissioni degli stessi e rendendo inefficienti le prestazioni sanitarie emergenziali». «Il consigliere regionale - prosegue il comunicato - , che nei giorni scorsi ha incontrato una delegazione di medici 118 dell’Asp di Catanzaro aggiunge: ‘cos’altro è, infatti, se non sciatteria politico-amministrativa la deliberata volontà di non rispondere alla mia richiesta, fatta pervenire oltre un mese fa, di far fronte all’assenza dei medici sulle ambulanze e di convocare un tavolo al quale invitare tutte le parti essenziali per raggiungere in tempi rapidi un esito finale positivo? I dirigenti regionali perseverano in una condotta gravemente omissiva - del tutto inconciliabile con le mansioni lautamente retribuite e in aperta violazione dei propri doveri e che pertanto deve essere sanzionata - che lede il diritto alla salute dei calabresi, esponendoli a rischi altissimi, e il diritto dei medici dell’emergenza sanitaria territoriale ad avere una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del proprio lavoro (art. 36 della Costituzione), anche per effetto della tipologia altamente usurante del servizio e per il rischio che esso comportà».


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