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Dl Calabria, ecco perché Magorno (Iv) dice no


ROMA - «Non posso che sentirmi mortificato e deluso da un Governo che, di fatto, sembra aver dimenticato e abbandonato la Calabria. Una Calabria considerata sempre di più Cenerentola di Italia. Con un mio emendamento al Decreto Calabria proponevo di istituire, all’interno della struttura commissariale della sanità un organo formato dai sindaci, con poteri di controllo e di proposta. Purtroppo, questa norma è stata inopinatamente stralciata e ciò dovrebbe preoccupare

l'intera delegazione dei senatori calabresi, quantomeno di coloro che appartengono al centrosinistra e alla maggioranza di Governo. Questo Decreto doveva esaltare il ruolo dei sindaci, invece li umilia e contemporaneamente li manda in prima linea a mani nude. Con questo Decreto si vuole governare per sempre la Calabria attraverso la sanità. Di fatto si stabilisce un principio che anche la moderna civiltà giuridica avanzata aborre. Il «fine pena mai». Il «fine commissariamento» per la Calabria mai! Ed io, che sono cresciuto alla scuola di quella politica che parte dal basso, fatta con dignità, coerenza e trasparenza, in una piccola sezione di partito come in piazza,

per il popolo e con il popolo, dico». Così il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno ha motivato il suo no al dl Calabria. I sì sono stati 149, i no 117

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