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Il commissario Longo parla della situazione precaria della sanità regionale



REGGIO CALABRIA - «Ho accettato il mio incarico di commissario della sanità perché riguardava la Calabria. Una regione alla quale sono molto legato, specialmente la provincia di Reggio Calabria, dove ho lavorato, dove ho molti amici fidati e sinceri». Ha spiegato così le ragioni della sua accettazione all’incarico del Governo Conte II, il prefetto Guido Longo intervenendo alla seduta del Consiglio regionale dedicata alla sanità. «Non ho altri interessi, tantomeno economici - ha aggiunto - e non l’ho fatto per ricevere uno stipendio che è a carico della Regione Calabria».

"Ho trovato una sanità in condizioni precarie, sia sotto l'aspetto gestionale che funzionale - ha aggiunto - nella quale il livello delle prestazioni è molto al disotto dei Lea, con due Aziende sanitarie sciolte per mafia, una delle quali ha già chiuso questa fase, lo scorso 11 marzo, l’altra lo sarà fino ad ottobre». Sull'Asp di Reggio Calabria, ha ammesso che la Commissione straordinaria «non ha sortito l’effetto sperato sul piano della gestione aziendale e non ho potuto constatare passi avanti. Sto concordando con il nuovo Commissario straordinari la strategia da seguire, per cercare quantomeno di quantificare il debito, posto sempre il punto fondamentale, come ho già segnalato, di aprire una gestione stralcio, in modo da separare il passato con il presente. Altrimenti non se ne esce. Lo stesso dicasi per l’Asp di Cosenza falcidiata da una inchiesta giudiziaria che ne ha decapitato i vertici, e dove si è accertata la falsità di tre Bilanci, quelli del 2015, del 2016 e del 2017 che ha impedito di predisporre gli atti relativo al 2018 e 2019».

«La contabilità per saltum - ha sottolineato il commissario - non consente nessun tipo di rendicontazione. Per questo ho chiesto ai Ministeri una deroga ai termini trimestrali, almeno per quantificare il debito del contenzioso. Una richiesta di cui aspetto ancora risposta. Altre criticità riguardano Vibo Valentia, Crotone, Aziende Pugliese-Ciaccio e Mater Domini dove nel 2018 e 2019 emerge un disavanzo non giustificabile, così come l’Asp di Catanzaro.

Sul Sant'Anna Hospital, l’accreditamento è stato fatto. Le verifiche sono state fatte e tutto è risultato secondo legge. E' in corso una interlocuzione con l’Asp di Catanzaro per la firma dei contratti di accreditamento per il 2021, fermo restando il procedimento penale pendente, che ha un percorso parallelo e separato.

Anche qui siamo in fase di interlocuzione con l'Autorità giudiziaria per capire come definire una volta per tutte questa situazione. Sulle prestazioni si sono già tutti espressi, compresa l’Agenas, considerando che già nel DCA n. 64 del 5 luglio 2016, il S. Anna Hospital è tra le strutture sanitarie ospedaliere».

Longo ha informato di aver già avviato il nuovo Programma operativo 2022/2014, «poiché - ha detto - quello 2019/2021 è ormai inattuale rispetto all’emergenza covid-19». Ha poi detto che «la Calabria è l’unica Regione d’Italia che ha tre piani vaccinali, che si sono susseguiti secondo gli step di attuazione. Un grosso aiuto è venuto dal presidente facente funzioni Antonino Spirlì che ci ha affiancato con la Protezione civile regionale e interloquito con il gen. Figliuolo affinché ci sia la presenza stabile sul territorio di una struttura logistico-militare comandata dal generale Saverio Pirro. È stato ed è un grosso aiuto che ci permetterà presto di superare il limite delle 20mila vaccinazioni giornaliere. Su questo non abbiamo nulla da invidiare a nessuno».

Il commissario ad acta ha riconosciuto alla Regione di aver messo a sua disposizione un intero Dipartimento. «Che se anche poco curato negli anni, in termini di carenza di personale, che spero presto venga colmata dall’Agenas, che ha inviato e invierà nuovo personale, ha come dg Giacomino Brancati, che sul piano della serietà e della professionalità non è secondo a nessuno, e non solo in Calabria. Con il prossimo Piano operativo 2022/2024 contiamo di poter ridisegnare la sanità in Calabria».

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