Terapie intensive, in Calabria curva ancora in crescita
ROMA - L’analisi delle curve dell’incidenza dei positivi al SarsCov2, dei pazienti Covid-19 ricoverati nei reparti di terapia intensiva e dell’incidenza dei decessi in Italia «mostra un lento miglioramento indotto dalle misure restrittive per le prime due e dalla vaccinazione degli over 80 per la terza. Ma i valori sono comunque al momento alti». E per le riaperture, queste dovrebbero essere «selettive» per le diverse regioni, se non per le province. Sarebbe opportuno rilasciare in modo sostanziale le misure restrittive «quando i valori di incidenza dei positivi e di mortalità si siano sufficientemente ridotti rispetto a quelli attuali, come avvenuto nel Regno Unito che ora torna a condizioni di vita quasi normali». Lo afferma il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) in un’analisi dei dati odierni e dell’andamento epidemiologico di Covid-19 in Italia delle scorse settimane.
«Una soluzione sub-ottimale può consistere nel rilascio delle misure una volta che sia stata vaccinata (due somministrazioni) la popolazione over 70 che corrisponde a poco più dell’86% della mortalità anche se l’incidenza non fossa scesa significativamente», rileva Sebastiani. L’esperto suggerisce dunque, ancora oggi, di «mantenere alto il livello d’attenzione» vista la presenza di una «eterogeneità a livello regionale». «Infatti - spiega - ci sono regioni come Abruzzo ed Umbria che hanno superato da tempo il picco della curva delle terapie intensive. Come previsto, Lombardia Emilia Romagna, Piemonte e Lazio l'hanno raggiunto nelle settimane scorse. In altre regioni, come ad esempio, Calabria, Sardegna, Sicilia, Toscana, Liguria e Valle d’Aosta la curva delle terapie intensive e quella dei relativi ingressi giornalieri sono entrambe in crescita».
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