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Aree disagiate, il Cisadep: “Situazione peggiorata”


ROMA -Presso la sede del Ministro della Salute, una delegazione del Cisadep (coordinamento italiano sanità aree disagiate), guidata dal presidente, Emanuela Cioni (Emilia Romagna), Don Francesco Martino (Molise), Flavio Ceccarelli, Valerio Bobini, Piero Tiezzi, Eva Giuliani (Toscana), Teresa De Santo e Antonio Amatucci (Basilicata) ha incontrato il capo della segreteria tecnica del ministro Giulia Grillo, Giuseppe Amato e due funzionari del Ministero, Laura Vinci e Maria Romana Mastrangelo per continuare il dialogo iniziato il 21 Novembre 2017 con la struttura tecnica del Ministero della Salute tendente ad ottenere un ripensamento e una modifica sostanziale, a mezzo chiarificazioni, modifiche ed integrazioni del decreto ministeriale 70/2015 sui servizi sanitari ospedalieri e territoriali nelle aree periferiche e particolarmente disagiate d'Italia per garantire veramente una vera emergenza urgenza, un vero percorso nascita, una vera garanzia di servizi di supporto, una vera struttura ospedaliera di garanzia per raggiungere la tutela della salute prevista dall'articolo 32 della Costituzione, oggi non garantito nelle periferie.

Ad un anno di distanza dall’incontro avuto con i tecnici del Ministero della Salute che si occupano delle aree periferiche e svantaggiate e delle problematiche delle strategie nazionali delle aree interne con la delegazione Cisadep, “la situazione dei servizi di emergenza/urgenza, della riconversione dei presidi montani e ultraperiferici che potrebbero essere riconvertiti in presidi di area particolarmente disagiata, dei servizi sanitari periferici è decisamente peggiorata in tutta Italia”, è detto in un comunicato. Il Cisadep ha consegnato a Amato e al suo staff, come documento di lavoro, la sua piattaforma programmatica, tutta una serie di proposte complessive e poi anche delle proposte in merito al percorso nascita in aree disagiate e periferiche. Il Cisadep si augura siano prese in considerazione dal Ministro della Salute e dal Governo tutto per una definizione da parte della Conferenza Stato Regioni. Il Cisadep chiede inoltre che, anche in caso della completa devoluzione della sanità alle regioni, progetto al quale sembra stia lavorando il Ministro per gli Affari Regionali a cominciare da Lombardia e Veneto, la questione della sanità nelle aree disagiate e periferiche del paese, essendo questione di garanzia di uguaglianza tra i cittadini viventi in condizioni di disagio maggiore nelle aree periferiche ed ultraperiferiche nonché disagiate e particolarmente disagiate del paese, in base all'articolo 32 della Costituzione, rimanga come definizione degli standard e dei servizi competenza dello Stato. Inoltre, in merito agli ospedali di area particolarmente disagiata chiede si elimini il principio di discrezionalità del “possono prevedere” sancendo il principio dell’obbligatorietà “devono prevedere”. In merito al cosiddetto Decreto Lorenzin sui punti nascite in aree disagiate il giudizio, elaborato il riordino della materia della sanità della aree particolarmente disagiate e periferiche del paese, sia affidato, in base alle chiarificazioni approvate, esclusivamente al Comitato Nazionale per il Percorso Nascita presso il Ministero della Sanità. “L'interlocuzione è stata positiva – è detto ancora nella nota - Amato, considerando proficuo l'incontro, ha assicurato l'impegno del ministro sia per i problemi presentati, come anche di lavorare, per quanto di competenza, per arrivare in un percorso condiviso con le Regioni, ad una definizione normativa e legislativa più chiara per le aree disagiate e periferiche del paese, che tuteli effettivamente il diritto alla salute in questi territori sancito dall'articolo 32 della Costituzione, a partire all'approfondimento e dall'analisi delle proposte presentate dal Cisadep su tutta la materia, dall'emergenza urgenza, agli ospedali di area particolarmente disagiata, alle strutture ospedaliere nelle aree terremotate e nelle isole, alle strutture territoriali, ai punti nascita e servizi sostitutivi. In montagna, nelle zone disagiate e periferiche si accendono sempre meno luci - conclude la presidente del Coordinamento nazionale - vogliamo vedere riaccendersi tante luci e tanti giovani devono ritornare a vivere in questi territori e, dobbiamo rassicurarli e promettere loro che i servizi primari (le scuole i trasporti e la sanità) saranno tutelati; non dobbiamo mai abbassare la guardia, ecco perchè abbiamo chiesto al Ministero di vigilare costantemente su quelle regioni a cui in questi anni è stata concessa la "liberta'" di tagliare i tanti servizi”.

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