I giovani di Unindustria donano 5000 mascherine agli ospedali calabresi

COSENZA - Cinquemila mascherine sono state donate agli ospedali calabresi dai Giovani Imprenditori di Unindustria Calabria. A comunicarlo è la presidente del Gruppo regionale Giovani Imprenditori Marella Burza che, insieme ai presidenti dei comitati territoriali, Antonia Abramo per Catanzaro, Umberto Barreca per Reggio Calabria, Glenda Giglio per Crotone, Fortunato Rizzo per Vibo Valentia e Roberto Rugna per Cosenza, «ha dato concretezza - riporta una nota - ad una iniziativa di solidarietà che ha visto tanti imprenditori contribuire direttamente per affrontare l’emergenza sanitaria che il territorio sta vivendo da settimane».
«E' stato particolarmente laborioso far arrivare in Calabria queste mascherine - afferma Burza - nonostante ci fossimo messi in moto da diverse settimane, siamo stati costretti ad attendere fino ad ora prima di poterle ricevere e distribuire a chi continua ad averne necessario bisogno. Siamo davvero felici di poter offrire un contributo utile ai sanitari impegnati costantemente in prima fila a tutela della salute dei cittadini.
Le 5mila mascherine che abbiamo acquistato, della tipologia ffp2, sono infatti specifiche per i reparti ospedalieri che stanno fronteggiando l’epidemia».
«Siamo orgogliosi per come i giovani imprenditori aderenti ad Unindustria Calabria - ha continuato la presidente Burza – si siano dimostrati da subito pronti a contribuire per aiutare i presidi sanitari dei territori, sia con questa iniziativa specifica che in tante altre di raccolta fondi o di donazione di beni e prodotti, perché da sempre riteniamo che il nostro non sia solo un ruolo economico ma anche sociale e che sia un nostro preciso dovere contribuire fattivamente in ogni modo possibile a sostegno della società. Ogni territorio ha offerto il suo contributo come sa fare una squadra affiatata, impegnata nell’affermazione del bene comune. Uno spirito che ci guida e che connota la nostra testimonianza di cultura di impresa attenta alla crescita sociale quanto a quella economica».