I medici generici chiedono di concludere la formazione per essere inseriti in graduatoria
CATANZARO - «L’esperienza della gestione del Covid 19 ha reso evidente a tutti l’importanza della cosiddetta sanità del territorio, il cui perno è certamente il medico di medicina generale , primo punto di contatto del cittadino con il sistema e snodo centrale nella presa in carico continuativa del paziente». Lo affermano, in una nota, i corsisti del corso di formazione in medicina generale 2017/2020, che hanno richiesto di poter concludere il corso triennale abilitante, entro la fine dell’anno solare 2020, così come stabilito dalla normativa di settore. Ciò permetterebbe un pronto inserimento nelle graduatorie regionali per la medicina generale.
«Se il corso non dovesse terminare entro la fine dell’anno solare, i medici verrebbero ad essere penalizzati negli affidamenti degli incarichi - lamentano – rispetto a chi dovesse aver già concluso entro la fine del 2020 il corso di formazione come accade nelle altre Regioni. Il tutto con grave nocumento per la prosecuzione della loro carriera e ovviamente togliendo possibilità in una situazione di grande impegno di potenziare le strutture territoriali elemento essenziale per fronteggiare l’emergenza epidemiologica in atto».
Peraltro, «alla Regione tale obbligo era noto - osservano - tanto è vero che nel bando di concorso pubblico, per esami, per l’ammissione al corso di formazione specifica in medicina generale triennio 2017/2020, approvato con DDG n. 3412 del 30.03.2017, era espressamente previsto che “Il corso di formazione specifica in medicina generale 2017-2020 inizia entro il mese di novembre 2017, ha durata di tre anni (ovverosia deve concludersi entro il 2020)».
In caso contrario, osservano ancora i corsisti, «rischieremmo di perdere un anno, e vista la carenza di personale medico e l’emergenza coronavirus ancora in atto, sarebbe davvero un incredibile controsenso, inoltre molte altre Regioni hanno iniziato il corso nei termini di legge e concluderanno le attività a fine anno. Il corso è valido a livello europeo non possiamo essere fanalino di coda rispetto agli altri colleghi che nelle altre Regioni potranno accedere prima di noi alle graduatorie di settore».
Ecco perché i corsisti hanno avviato una battaglia legale contro la Regione Calabria, difesi dallo studio legale del professor Angelo Falzea e associati, lamentando una serie di «colpevoli circostanze che hanno portato ad accumulare un enorme ritardo dello svolgimento dei corsi e che di conseguenza penalizza i giovani medici».
In particolare, una volta avviata e conclusa la procedura concorsuale nel 2017 che ha previsto l’ammissione di 22 unità al corso «la Regione provvedeva a comunicare la data d’inizio del corso al 28 dicembre 2017, in seguito, senza un giustificato motivo, però, il corso è iniziato soltanto in data 01.03.2018 per poi proseguire fino alla sospensione causata dall’emergenza Covid a marzo 2020».
Secondo i corsisti, però, la sospensione del corso è stata palesemente illegittima, in quanto l’articolo 2 del Dpcm 8 marzo 2020 aveva espressamente stabilito che «sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l'esercizio di professioni sanitarie, inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale».
Inoltre, dalla stessa nota si legge anche come «durante la pandemia siamo rimasti ingiustificatamente a casa nonostante la carenza di medici e l’urgente bisogno di personale sanitaria, la regione non chi ha tenuto in considerazione nonostante la nostra disponibilità, questo è un fatto grave». Il corso prevede infatti, all’ultimo anno, a partire quindi nel nostro caso dal primo marzo 2020, il tirocinio presso un medico di famiglia tutor, ebbene la nostra regione è stata in grado di non procedere, in tempi non gravati da alcuna emergenza, a tutte le pratiche per la pubblicazione di un bando idoneo in tempo. Siamo stati assegnati ai rispettivi tutor dopo oltre 3 mesi di ritardo.
In definitiva, conclude la nota: «ad aprile 2020 dopo circa due mesi di inoperosità e dopo non aver avuto alcun riscontro dai nostri referenti, siamo stati costretti a diffidare la Regione e fare ricorso al giudice; stiamo subendo un trattamento inaccettabile per dei professionisti volenterosi di entrare nel mondo del lavoro e pretendiamo pari trattamento rispetto ai colleghi delle altre Regioni. Le lezioni avrebbero dovuto proseguire online ma l’attività didattica viene continuamente interrotta per la mancanza di docenti che non vengono nominati a tempo debito. Siamo fiduciosi nell’operato della magistratura che potrà restituirci pari diritti e dignità rispetto ai colleghi delle altre Regioni».