Cosenza, per il gruppo M5S di Rende non basta un nuovo ospedale
- Uneba Calabria
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COSENZA - «Il nuovo policlinico universitario rappresenta una delle opere sanitarie più importanti e attese per l’area urbana di Cosenza e per l’intera Calabria. Dopo anni di ritardi, annunci e cambi di rotta, l’intesa siglata a fine ottobre segna finalmente un passaggio concreto, che dovrebbe spostare l’attenzione dal conflitto politico alla responsabilità istituzionale e all’interesse generale dei cittadini». A intervenire sulla vicenda nuovo ospedale di Cosenza è il Gruppo territoriale M5S di Rende. «La nascita della facoltà di Medicina all’Unical - dicono - rende del tutto logica la scelta di costruire il policlinico in prossimità del campus, su terreni pubblici, favorendo l’integrazione tra didattica, ricerca e assistenza, anche attraverso una collaborazione strutturale con la facoltà di Ingegneria in ambiti oggi decisivi come la robotica, l’intelligenza artificiale applicata alla diagnostica e i sistemi predittivi basati sui big data. È il modello che funziona nelle realtà sanitarie più avanzate e non una forzatura calata dall’alto. Va detto con chiarezza: l’alternativa che viene spesso evocata, come l’area di Vaglio Lise, presenta criticità note, a partire dalla classificazione con un livello di rischio alluvionale elevato. Inoltre, parliamo di pochi chilometri di distanza: una diversa localizzazione non cambierebbe in modo sostanziale né il destino dell’ospedale dell’Annunziata, che resta una struttura da rafforzare e qualificare. Ed è qui che nasce la nostra preoccupazione principale: la polemica sul luogo è diventata un’arma di distrazione di massa rispetto al vero tema, enorme e irrisolto, che riguarda la mancanza del diritto alla cura in Calabria. Il problema non è solo – e non è soprattutto – il nuovo ospedale. Il problema è una sanità territoriale al collasso, incapace di rispondere ai bisogni quotidiani delle persone. La grande maggior parte dei cittadini non ha bisogno di un intervento chirurgico ad alta specializzazione, ma di medicina di prossimità, prevenzione, presa in carico, assistenza continua. Oggi questo sistema semplicemente non funziona».












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