Crotone, appello di Uneba per l’Adi: «No a calcoli ragionieristici»
CROTONE – No a calcoli ragionieristici. Questo l’appello ai vertici Asp da parte di Uneba, l’associazione di categoria cui aderiscono le strutture accreditate che erogano le prestazioni di assistenza domiciliare che sono state inspiegabilmente depotenziate. «Stanno emergendo contraddizioni nel rapporto tra azienda sanitaria e soggetti accreditati per il servizio Adi che vanno, a nostro avviso, celermente sanate. Il rischio che ne consegue riguarda la riduzione quali/quantitativa di un diritto fondamentale delle persone fragili, anziane o affette da patologie assai serie. Il servizio permette di fronteggiare all'interno dell'ambiente domestico stati clinici impegnativi ed in precedenza obbligatoriamente suscettibili di ricovero ospedaliero», detto nella nota di Uneba.
L'Adi è «un sistema assistenziale che, allo stesso tempo, favorisce la compliance dei pazienti verso i trattamenti terapeutici grazie al favore del clima familiare e un risparmio notevole per il pubblico erario – afferma Uneba - Appare inammissibile che tali vantaggi per le persone che necessitano del servizio riconoscano, da parte della dirigenza dell'Asp, una adesione del tutto tiepida, se non in qualche modo ostile». Insomma, «Sembrano prevalere calcoli ragioneristici che, se sono sempre inappropriati circa qualunque servizio alla salute, nel caso specifico sono addirittura paradossali, considerato il risparmio che il servizio stesso, come detto, comporta». E mentre si registrano «certe resistenze verso il proseguimento pienamente soddisfacente della nostra attività, a tutto beneficio della salute dei pazienti assistiti e dei loro stessi familiari», questi «stanno facendo avvertire la propria insofferenza verso determinate dequalificazioni del servizio e rivolgono vibrate proteste verso i nostri, incolpevoli operatori».
Cosa accade? «Le ultime determinazioni dei responsabili della nostra Asp sono fondate su una ingiustificata riduzione del livello assistenziale di molti assistiti, originariamente oltretutto da loro stessi indicato e comunque in assenza di qualunque confronto col medico di medicina generale o con il medico responsabile delle strutture accreditate. E ciò dopo l'incomprensibile rifiuto del Commissario di firmare i vincoli contrattuali del servizio, già appositamente finanziati dall'esecutivo regionale».
Ecco perché Uneba auspica «un immediato ravvedimento dell'azienda sanitaria non per assecondare esigenze imprenditoriali ma istanze umane, talora drammatiche. In tal senso le strutture accreditate manifestano piena disponibilità ad un confronto definitivamente chiarificatore. In caso diverso il rischio di una pericolosissima riduzione di un servizio ormai insostituibile appare incontenibile e gravido di conseguenze sociali».
Comments