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Dipendenze patologiche, emergenza in aumento e Calabria in coda per i servizi

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    Uneba Calabria
  • 1 giorno fa
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ROMA - In Italia le dipendenze patologiche sono un’emergenza in aumento, con «il 10% degli accessi in pronto soccorso» che «riguarda minorenni» e ricoveri in «netta crescita» di cui 7 su 10 al Nord. Ma l’offerta assistenziale dedicata è «a macchia di leopardo e in affanno». Nei servizi ambulatoriali «1 operatore segue in media 24 pazienti, 37 in Umbria»; nei SerD «mancano all’appello quasi 1.900 professionisti». Lancia l’allarme la Fondazione Gimbe, con un’analisi presentata al XIV Congresso nazionale Federserd in corso a Milano (29-31 ottobre), elaborata a partire dai dati della Relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia (2025) e del Rapporto Oised-Crea (2024). «Stiamo pagando il prezzo di un immobilismo normativo e organizzativo e i servizi per le dipendenze rappresentano oggi un’anomalia strutturale del nostro Servizio sanitario nazionale: frammentati, disomogenei e con personale insufficiente - denuncia il presidente Gimbe - La loro efficacia dipende troppo spesso dalla buona volontà di professionisti e operatori, più che da un’adeguata programmazione dei servizi per prevenire, diagnosticare e trattare un fenomeno il cui impatto sulla salute pubblica è molto rilevante, soprattutto tra i più giovani». Nel 2024 - rileva il report della Fondazione Gimbe - sono stati registrati 8.378 accessi in pronto soccorso per patologie direttamente droga-correlate, con una lieve riduzione rispetto al 2023 (-2,5%): il 43% riguarda persone tra i 25 e i 44 anni, ma preoccupa il dato sui minorenni che rappresentano 1 accesso su 10. Quasi la metà dei pazienti (47%) è arrivata in Ps per psicosi indotta da sostanze. In 904 casi (11%) si è reso necessario un ricovero ospedaliero: il 37% dei pazienti è stato trasferito in un reparto di Psichiatria, il 17% in Terapia intensiva e il 4% in Pediatria. Nel 2023, ultimo anno disponibile, i ricoveri ospedalieri con diagnosi principale droga-correlata sono stati 7.382 (+13% sul 2022), pari a 9,3 ogni 10mila abitanti. Un boom rispetto al 2012, quando il tasso era di 6/10mila. Nel 2023 il tasso di ospedalizzazione per patologie direttamente correlate al consumo di sostanze stupefacenti ha sfiorato i 14 ricoveri ogni 100mila abitanti, con marcate differenze territoriali: nelle regioni settentrionali si concentrano il 69% delle ospedalizzazioni droga-correlate. Nel nostro Paese - sottolinea Gimbe - l’assistenza alle persone con dipendenze patologiche rientra tra i Lea, i livelli essenziali di assistenza, ed è garantita da un sistema integrato che coinvolge le Asl con i SerD, servizi territoriali per le dipendenze, le strutture private, gli enti locali, le organizzazioni del privato sociale e del volontariato. I SerD si occupano di prevenzione, terapia e riabilitazione per le persone con disturbi legati all’assunzione di sostanze psicoattive (legali e illegali), ma anche per chi è schiavo di comportamenti come il gioco d’azzardo, l’uso compulsivo di Internet, il gaming, lo shopping patologico, e per chi soffre di dipendenza sessuale e disturbi del comportamento alimentare. La rete assistenziale si articola su 4 livelli: servizi di I livello, servizi ambulatoriali e strutture residenziali e semi-residenziali, che includono i servizi specialistici. Un’offerta che spesso non regge la domanda. Nel 2024 - approfondisce il rapporto - risultano censiti in Italia 198 servizi di I livello, di cui 46 pubblici (22%) e 152 gestiti dal privato sociale (77%). Comprendono unità mobili (123), centri drop-in (49) e centri di prima accoglienza (26). Queste strutture, caratterizzate da un elevato grado di accessibilità, si rivolgono soprattutto alle persone più difficili da raggiungere attraverso i canali tradizionali. Il tasso medio nazionale è di 0,4 servizi di I livello per 100mila abitanti tra 15 e 74 anni: si va da 1,8 della Provincia autonoma di Bolzano a 0,1 in Calabria, Campania e Puglia. In Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta non risultano censiti servizi di questo tipo. I servizi ambulatoriali attuano programmi terapeutico-riabilitativi e trattamenti farmacologici per le persone con dipendenze, oltre a offrire percorsi di sostegno per i familiari, garantendo consulenza e assistenza specialistica sia medico-sanitaria sia psicologica. Sono in larga parte pubblici, ma comprendono anche strutture private organizzate come servizi multidisciplinari integrati (Smi). Nel 2024 risultano censiti 1.134 servizi ambulatoriali, di cui 96% pubblici e 4% gestiti dal privato sociale: 571 sono SerD, 279 servizi per il gioco d’azzardo, 207 servizi di alcologia, 41 Smi e 36 SerD attivi negli istituti penitenziari. Il tasso medio nazionale è di 2,6 servizi ogni 100mila abitanti 15-74enni, con una distribuzione molto eterogenea: da 5,5 in Molise a 1,3 nel Lazio e nella Pa di Bolzano. Nel 2023 la dotazione di personale delle strutture ambulatoriali contava complessivamente 6.005 operatori: il 54,3% composto da medici e infermieri (3.260), il 15% da psicologi (901), il 13% da assistenti sociali (781), il 12% da educatori professionali (721), il 3,8% da personale amministrativo (228) e l’1,9% da altre figure professionali (114). Il numero medio di utenti per unità di personale dipendente nei servizi ambulatoriali è di 24,1, ma nelle Marche, in Abruzzo e Lazio si superano i 30 pazienti per operatore, e in Umbria la media raggiunge quota 37. "Una pressione che inevitabilmente si riflette sulla qualità della presa in carico e sulla continuità terapeutica", segnala Gimbe. Nel 2024 i SerD hanno assistito complessivamente 134.443 persone per uso di sostanze illegali e/o psicofarmaci non prescritti (+2,7% rispetto al 2023), pari a 228 ogni 100mila abitanti. «Considerato che il 14% degli utenti ha meno di 30 anni ed esiste un bisogno sommerso ancora difficile da intercettare - osserva Cartabellotta - è indispensabile investire in nuove modalità di presa in carico, interventi di prossimità e percorsi interdisciplinari integrati con i servizi per l’età evolutiva». Quanto alle strutture residenziali e semi-residenziali, offrono programmi assistenziali diversificati e percorsi mirati in base al tipo di utenza, integrandosi con le attività terapeutiche dei servizi ambulatoriali territoriali. Nel 2024 - riporta Gimbe - risultano censite 951 strutture, di cui 55 pubbliche (6%) e 896 gestite dal privato sociale (94%), per un totale di 13.926 posti. L’offerta media nazionale è di 2,1 strutture ogni 100mila abitanti, con nette differenze territoriali: da 5,4/100mila in Valle d’Aosta a 0,7 in Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Del totale, 356 sono strutture specialistiche e si suddividono in 4 tipologie: 13 (4%) dedicate ai minori con problematiche droga-correlate, 31 (9%) rivolte a genitori tossicodipendenti insieme ai figli, 132 (37%) destinate a pazienti con comorbidità psichiatriche, 180 (50%) orientate ad altre forme di assistenza specialistica (supporto abitativo, percorsi riabilitativi di lunga durata). Il 94% delle strutture specialistiche è gestita appunto da organizzazioni del privato sociale e sono prevalentemente a carattere residenziale. Pur essendo concentrate soprattutto nelle regioni settentrionali (68%), in particolare nel Nord-Ovest (52%), sono comunque presenti su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Calabria. L’analisi della Fondazione Gimbe conclude ricordando cosa prevede la riorganizzazione dei servizi per le dipendenze. Secondo il Dm 77 che ripensa l’offerta territoriale, l'assistenza sanitaria e socio-sanitaria alle persone con dipendenze patologiche - sia legate al consumo di sostanze psicotrope (legali o illegali) sia di natura comportamentale - deve essere garantita in ogni regione e provincia autonoma dai SerD, in collaborazione con altri servizi sanitari e sociali, con i servizi residenziali e semi-residenziali convenzionati per le dipendenze, il terzo settore e altre istituzioni e realtà territoriali. Il Dm 77 stabilisce la presenza di 1 SerD ogni 80mila-100mila abitanti nella fascia di età 15-64 anni, con apertura almeno 5 giorni a settimana per 12 ore al giorno. Nelle macro-aree regionali è inoltre previsto che almeno un servizio resti attivo 6 o 7 giorni a settimana, per garantire la massima continuità assistenziale. Sulla base della popolazione 15-64 anni residente al 1° gennaio 2025, per rispettare questi standard sono necessari da 373 a 467 SerD. Per quanto riguarda il personale sanitario, il Dm 77 definisce gli standard minimi e quelli a regime per ciascun SerD: da 3 a 4 medici (di cui almeno 1 psichiatra), 3-3,5 psicologi, 4-6 infermieri, 2,5-3,5 educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica, da 2 a 3 assistenti sociali e 0,5-1 unità di personale amministrativo. Complessivamente, questi parametri corrispondono a 5.614 unità di personale per lo standard minimo e a 7.860 per quello a regime. «Se il numero totale di strutture ambulatoriali è superiore a quello previsto dagli standard del Dm 77, il personale sanitario censito nel 2023, pari a 6.005 professionisti, risulta fortemente sottodimensionato rispetto al fabbisogno: mancano infatti quasi 1.900 operatori per raggiungere lo standard a regime», rimarca Cartabellotta. Infatti, confrontando gli standard del Dm 77 con i dati del 2023 - si calcola nel report - per medici e infermieri lo standard minimo risulta già raggiunto, ma mancano 483 professionisti per raggiungere lo standard a regime. Inoltre, rispetto agli standard a regime, mancano all’appello 409 psicologi, 342 assistenti sociali, 475 educatori professionali e tecnici della riabilitazione e 146 amministrativi. In conclusione, «stando ai numeri - commenta Cartabellotta - i servizi per le dipendenze in Italia non mancano, ma senza una loro riorganizzazione e una reale integrazione in rete la loro efficacia resta limitata. Occorre passare da strutture isolate a un sistema capace di garantire continuità assistenziale, presa in carico multidisciplinare e uniformità di accesso su tutto il territorio nazionale».

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