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Medici cubani, i problemi restano

CATANZARO – «Leggo da qualche giorno dichiarazioni entusiaste del nostro presidente Occhiuto per l’arrivo dei primi medici cubani in Calabria. Non sono d’accordo, non si può spacciare per un trionfo quello che oggettivamente rappresenta questa vicenda, una sconfitta per tutti i calabresi». Lo afferma la consigliera regionale d’opposizione Amalia Bruni. «Ho ribadito in diverse occasioni che non c’è alcun problema nei confronti dei colleghi cubani e che esiste una grande q

uestione nazionale e calabrese nelle assunzioni specie di personale medico. In estate con i consiglieri della minoranza ci siamo opposti a questo provvedimento perché ritenevamo che i percorsi da seguire dovessero essere altri, a cominciare da quella dei concorsi a doppio canale specialisti/specializzandi; concorsi a tempo indeterminato, svolti con tempi celeri e corretti ed altre misure di cui abbiamo ampiamente parlato ma delle quali il Commissario non ha mai voluto tenere conto. Bisognerebbe che ci fosse, per esempio, maggiore responsabilità tra Regione e Università per non perdere quelle risorse a favore di alcuni specializzandi del quinto anno che pur avendo i requisiti non sono stati utilizzati. Ora che i medici cubani sono in Calabria li ringraziamo per il contributo che riusciranno a dare. Sono altresì soddisfatta perché, a quanto pare, a dire di Occhiuto, avranno finalmente anche un inquadramento salariale adeguato alla loro professionalità. Questo però non deve farci distogliere lo sguardo dai problemi della Sanità calabrese che restano tali e quali a quando si è insediata la nuova giunta. A cominciare dalla quantificazione del debito sanitario. La fantomatica Azienda Zero, costituita un anno fa, ancora non è entrata in funzione e le ambulanze del 118 continuano a circolare per la Calabria troppo spesso senza medico a bordo. Durante le feste natalizie sono stati centinaia i turni effettuati solo con mezzi demedicalizzati. Per tale ragione occorreva uno sforzo straordinario per migliorare almeno la loro condizione economica ma neppure questo è stato fatto. In sostanza, mentre per i colleghi cubani è stato fissato uno stipendio adeguato non si riesce a dare il giusto compenso ai medici del 118 per i quali l’indennità economica è ben al di sotto delle prestazioni professionali che offrono quotidianamente. Il servizio di emergenza urgenza è ridotto al lumicino, sopravvive solo grazie allo sforzo eroico e coraggioso di colleghi che non si fermano di fronte a nulla e che caparbiamente vanno avanti a salvare vite umane. Questa è la drammatica situazione. Fin qui abbiamo assistito a scelte tampone senza mai scorgere, neppure in lontananza, la parvenza di progetto, di una strategia che si intende portare avanti per salvare la nostra sanità che continua a restare in emergenza perenne. La vicenda dei medici cubani è preoccupante soprattutto per questo, è la spia di un modo di fare che non può portarci lontano. Se si continuano a mettere in campo pezze invece che a realizzare un progetto serio di recupero di funzioni, credibilità ed operatività, sarà sempre più difficile salvare la nostra sanità».


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