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Posti letto, offerta diminuita del 40% in Calabria





ROMA - Strutture ospedaliere e posti letto: offerte diminuite. Secondo i dati rielaborati analizzando il database Istat "Rapporto Noi Italia 2023" e il portale I.Stat, nel 2004 l'Italia contava 1.296 strutture ospedaliere (pubbliche, equiparate alle pubbliche, private accreditate con il SSN). Nel 2021 sono scese a 1.051, con un decremento del -19% e, se si esclude la Lombardia (+36%, da 129 a 175 strutture ospedaliere) e la Valle d'Aosta (passata da 1 a 2 strutture), tutte le Regioni hanno diminuito l'offerta ospedaliera o l'hanno lasciata intatta. Salta all'occhio, tra le performance peggiori, quella del Lazio (-42% dal 2004 al 2021). Non va meglio a chi cerca un posto letto in degenza ordinaria: nel 2004, in Italia, l'offerta era pari a 231.915, diminuita a 209.568, con un decremento del -10%. Molise (-42%) e Calabria (-40%) fanno segnare le performance peggiori. «Il riconoscimento di ulteriori forme di autonomia alle Regioni in ambito sanitario rischia di rendere legalmente ammissibile l'esistenza di 20 diverse politiche di rimborso. Già oggi in base alle prerogative regionali in materia di farmaci ci troviamo a confrontarci con forme alternative di distribuzione ed acquisto che determinano effetti distorsivi del mercato e difficoltà di accesso per i pazienti di alcune Regioni rispetto ad altre. L'accentuarsi di questi fenomeni renderebbe impossibile per l'industria gestire lo scenario estremamente complesso ed imprevedibile che ne deriverebbe» ha detto il presidente di Egualia - Industrie Farmaci Sostenibili, Stefano Collatina che sulla pharma legislation ha aggiunto: «Il pacchetto della pharma legislation approvata ad assoluta maggioranza il 10 aprile dal parlamento UE, conferma un cambiamento culturale importante: si punta a riportare al centro non l'industria ma i pazienti. Non sono misure contrapposte agli intessi dell'industria europea, che ha comunque bisogno di essere sostenuta con un idoneo piano industriale di supporto: le norme approvate continuano a fornire il periodo di protezione dati e di mercato di gran lunga più lungo al mondo - un tetto massimo di 11,5 anni - cercando però anche di ridurre i ritardi nell'accesso ai medicinali generici e biosimilari che rappresentano il 70% delle terapie croniche all'interno dell'Unione».

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