Reggio, il caso del centro diurno psichiatrico Armonia
REGGIO CALABRIA – Qui di seguito pubblichiamo una nota sul caso del centro diurno Armonia. «La sanità in Calabria è purtroppo famosa per la carenza di servizi e per l’emigrazione sanitaria, che tante risorse porta via e genera purtroppo ricchezza in altre regioni. Il paradosso però avviene quando ci sono servizi efficienti e non vengono sfruttati come dovrebbero. L’atto aziendale dell’Asp prevede in affiancamento ai Centri di salute mentale i Centri diurni, che appartengono alla più ampia categoria dei presidi riabilitativi della salute mentale di tipo semiresidenziale, in alternativa alle più complesse e costose strutture residenziali. Tali strutture prendono in carico i soggetti che necessitano trattamenti terapeutici e riabilitativi a lungo termine sulle 24 ore, i Centri Diurni invece, lavorando con i pazienti per 8 ore, assicurano trattamenti riabilitativi più concentrati e meno dispersivi, consentono ai soggetti in carico di mantenere costante e continuo rapporto con la famiglia di provenienza (visto cha alle 17 rientrano a casa, dove consumano la cena e trascorrono la notte), assicurano al servizio pubblico costi più contenuti pur con impegno di risorse e di personale elevato. Il Centro “Armonia” della Cooperativa Libero Nocera, opera a Reggio Calabria da 17 anni, ha maturato esperienza e gode di estrema fiducia da parte dei suoi frequentatori, offre servizi di elevato livello, quali il servizio navetta, uscite di gruppo sul territorio, frequenza di strutture balneari nel periodo estivo, presenza di medici, psicologi, assistenti sociali , educatori, istruttori, con gestione di tutte le problematiche, sanitarie, psicologiche sociali e riabilitative, personalizzate sulle esigenze della singola persona. Dopo 17 anni in cui la cooperativa si è accollata direttamente i costi del Centro Diurno, non essendo mai stato sino a poco tempo fa né accreditato né contrattualizzato dall’ASP ed essendo sinora vissuto solo sulla buona volontà della Cooperativa, dando fondo alle risorse provenienti da altre attività, si è finalmente pervenuti grazie alla lungimiranza della Giunta Regionale ed all’impegno fattivo della Direzione Generale dell’ASP, al legittimo accreditamento del Centro ed alla contrattualizzazione. Tutto risolto, quindi? Purtroppo no. Come nei migliori gialli di Agatha Christie, i pazienti continuano ad essere presenti nei limiti della capacità del centro, ma molti di essi non sono ancora formalmente autorizzati, e pertanto le prestazioni loro rese continuano ad essere elargite volontariamente dalla Cooperativa, con il solo obiettivo di non interrompere un rapporto terapeutico già da tempo avviato. Il colpevole sembra identificarsi nel Dipartimento di Salute Mentale di Reggio Calabria, ma per risolvere il giallo occorrerebbe anche conoscere il motivo di tale omissione, visto che il contratto decorre da maggio 2024 e da allora ad oggi neanche la metà delle autorizzazioni è stata firmata dal Direttore del DS e sugli altri è sinora sceso il silenzio assoluto. Eppure la Cooperativa lavora con il personale a pieno regime, perché devono essere rispettati gli standard minimi previsti dalla normativa sull’accreditamento, per cui è facile capire che se si lavora con il personale previsto per 20 pazienti e ne vengono pagati solo 7, se si rispettano le leggi di mercato l’esito finale non può che essere il fallimento economico della struttura. Eppure, sotto il profilo economico, nel momento in cui il Centro Diurno è accreditato e contrattualizzato, esiste già un impegno di spesa regionale che non può che essere utilizzato con quella destinazione, per cui non si può pensare a un obiettivo di risparmio di risorse che, oltre a danneggiare gli utenti, sarebbe anche del tutto inutile. E poi l’ASP non ha tra i suoi obiettivi il risparmio, ha invece quello di pensare alla salute dei cittadini e se vi sono risorse ad essa destinata devono essere da statuto utilizzate. Inoltre la procedura autorizzativa non sembra affatto complicata, visto che il Dsm sforna ogni giorno autorizzazioni verso le strutture residenziali, molto spesso verso strutture siti in altre regioni dove sono ben lieti di accogliere i denari dei calabresi prima ancora che i loro malati. Ed a fronte di procedure abbastanza semplici, il Dsm dispone – solo nella sede di Reggio Calabria (altri collaboratori diretti del Direttore sono a Palmi) – di un direttore medico, di un medico strutturato ed uno volontario, di un amministrativo e di un infermiere professionale, organico degno di un reparto di cura e che certamente può affrontare il relativamente lieve peso della controfirma di progetti terapeutici che sono stati già redatti dai Csm e non certo da loro. Se invece il problema non è la carenza di personale, che sembra invece piuttosto ridondante per le attività di un Dipartimento, piuttosto che lasciare nel dubbio non gli operatori del Centro ma le famiglie che si avvalgono del servizio, il direttore del Dsm spieghi i motivi dell’omissione delle tante autorizzazioni sospese, oppure proceda come non solo la norma ma anche il buon senso richiede, prima che ci si impelaghi in situazioni spinose di cui è difficile prevedere l’esito ma che avranno certamente fra le prime vittime gli ospiti del Centro Diurno e le loro famiglie».
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