Scompenso cardiaco, prevenzione itinerante anche in Calabria
ROMA - Secondo i dati più recenti, 14 milioni di persone in Europa e più di 1 milione in Italia convivono con lo scompenso cardiaco. La patologia rappresenta la causa più comune di ricovero tra gli ultra 65enni e si stima che, entro il 2021,

rappresenterà la terza causa di decessi in tutto il mondo. Nonostante questi dati, il livello di consapevolezza sulla patologia è ancora basso e per colmare il gap scende in campo da domani la prevenzione itinerante di Aisc, Associazione Italiana Scompensati Cardiaci. Un camper adibito ad ambulatorio, a bordo del quale sarà possibile ricevere informazioni sulla patologia, sulla prevenzione e le opzioni terapeutiche, effettuare test preliminari ed effettuare una visita gratuita, sosterà dalle 10 alle 12 in piazza Montecitorio a Roma, per proseguire verso i Centri territoriali Aisc della Capitale, di Firenze, Lucca, Padova, Brescia, Tradate, Como, Treviso, Trento, Bari, Vieste, Telese Terme, Reggio Calabria, Catania, Caltanissetta, Jesi e Napoli. L’obiettivo del programma di iniziative, con il supporto incondizionato di AstraZeneca, è diffondere la conoscenza dello scompenso cardiaco non sempre recepito come vera e propria patologia, sensibilizzando all’attenzione ai sintomi ma soprattutto alla prevenzione e promuovendo l’adozione di un corretto stile di vita e un’appropriata aderenza terapeutica. «Anche quest’anno - sottolinea Porzia De Nuzzo, presidente Aisc - abbiamo voluto ripetere l’iniziativa del punto itinerante Aisc, rappresentato da un camper adibito ad ambulatorio con a bordo medico e infermiere con la possibilità di offrire una visita di controllo per identificare i fattori di rischio per lo scompenso cardiaco e la malattia renale cronica». «L'attenzione ai sintomi - conclude il professor Salvatore Di Somma, direttore del comitato scientifico di Aisc - l’aderenza alla terapia, uno stile di vita corretto, l’informazione sull'evoluzione della patologia devono essere un patrimonio dei pazienti e di tutti coloro che di loro si prendono cura per evitare situazioni di emergenza e quindi di ospedalizzazione».
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