Servizio 118, operatori calabresi figli di un dio minore
CATANZARO - «Gli operatori del 118 devono davvero essere figli di un Dio minore, soprattutto qua in Calabria dove il loro destino sembra non interessare nessuno, nonostante operino in condizioni estreme con turni massacranti e in un’area dove tutto è complicato per qualunque cosa riguardi la sanità. Si, perché i colleghi che hanno la fortuna di lavorare in altre regioni si sono visti arrivare in busta paga le indennità previste dal Governo con la legge di bilancio. Solo per fare degli esempi, la Lombardia ha messo nelle tasche dei medici del 118 cento euro, quelli della Toscana novanta, in Campania lo stesso. E questo perché è il frutto di una contrattazione tra le regioni citate e le organizzazioni sindacali, cosa che in Calabria non è mai avvenuta, nonostante i soldi siano arrivati da tempo». Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Consigliere regionale del Pd e vicepresidente della Terza Commissione. «C’è di più, molte aziende ospedaliere - ha proseguito Bruni - non mettono neppure a disposizione i quaranta euro previsti per il Pronto Soccorso, una sorta di base dalla quale si parte per poi aggiungere gli altri soldi previsti dal Governo in un settore, quello del Pronto Soccorso, dove da tempo è in atto un fuggi fuggi generale, tanto che del servizio 118 qui in Calabria restano pochi baluardi ma non sappiamo ancora per quanto tempo. La vergogna di questa situazione sta nel fatto che per far fronte al pagamento di queste indennità la Regione ha già ricevuto oltre un milione e centomila euro che sono rimaste nella cassaforte dell’Ente. Per questi motivi ho depositato un’interrogazione nella quale ho ricordato che con la legge n. 234/2021 (Legge Finanziaria 2022), art.1 commi 293 e 294 è stato costituito un fondo destinato alla dirigenza medica e al personale del comparto sanità alle dipendenze delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale ed operante nei servizi di pronto soccorso; con la stessa norma è stato definito un importo pari a 27.000.000 di Euro per la dirigenza medica e 63.000.000 per il personale del comparto sanità, una specifica indennità di natura accessoria da riconoscere, in ragione dell’effettiva presenza in servizio, con decorrenza dal 1° gennaio 2022; con deliberazione n. 278 del 21 dicembre 2022 la Conferenza delle Regioni ha provveduto al relativo riparto delle risorse. Purtroppo, l’erogazione delle rispettive indennità - ha evidenziato Bruni - è subordinata alla sottoscrizione di specifico accordo sindacale ma nonostante le ripetute richieste da parte di tutte le organizzazioni sindacali a tutt’oggi non è stato neppure insediato un tavolo di contrattazione. Inoltre, gran parte delle regioni ha da tempo definito la contrattazione e provveduto alla erogazione di predette indennità. È dunque inaccettabile tenere risorse a destinazione vincolata per servizi così importanti nelle casse della regione per mancanza di adempimenti. Quindi, con questa interrogazione chiediamo al presidente della Giunta regionale quali iniziative intende assumere per definire in tempi brevi l’applicazione, anche nella Regione Calabria, dell’art.1 commi 293/94 della legge 234/2021».
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