In Italia crescono le infezioni a trasmissione sessuale
ROMA - Sono aumentate in Italia, tra il 2010 e il 2016, le infezioni a trasmissione sessuale. Nel 2016 sono cresciuti del 70% circa i casi di sifilide I-II rispetto al 2015, raddoppiati rispetto al 2010 quelli di Chlamydia e triplicati (tra il 2004 e il 2016) i casi di condilomi ano-genitali, che rappresentano l’infezione a trasmissione sessuale più segnalata. A indicarlo è l’ultimo rapporto del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità (Iss). In salita anche la percentuale di sieropositivi tra chi ha contratto un’infezione sessualmente trasmessa: nel 2016 erano 75 volte di più della popolazione generale italiana. Tra il 1991 e il 2016 è inoltre raddoppiato il numero degli stranieri con questo tipo di infezioni. Dal rapporto emerge anche che dal 2010 le infezioni a trasmissione sessuale sono aumentate soprattutto negli uomini che hanno rapporti omosessuali. Continua però ad esserci una fetta di popolazione che non adotta alcuna precauzione per proteggersi da questo tipo di infezioni. Secondo l’indagine condotta dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, in occasione della V edizione della Settimana del Benessere Sessuale, i contraccettivi sono soprattutto usati per il timore di andare incontro a una gravidanza indesiderata (56,25%), meno di contrarre malattie (35,94%). La protezione è la prassi per il 51,01%, ma non per il 18% che non usa mai niente. La sifilide è tra le malattie più note (95%), insieme a papilloma virus (91,33%) o hiv (92,34%), mentre molti meno conoscono il sarcoma di Kaposi (18,75%) o il granuloma inguinale (20,36%). E solo di alcune malattie il 53,63% conosce le conseguenze. Per proteggersi dalle infezioni l’89,53% sceglie il profilattico, il resto preferisce avere rapporti con persone di cui si fida ciecamente (43,89%).