Vertenza 118, appello a Mattarella
CATANZARO – Appello al capo dello Stato da vari operatori dei 118 calabresi. Riportiamo qui di seguito il documento inoltrato al Presidente Mattarella.
“Come figli di questo Stato ci rivolgiamo a Lei Sig. Presidente come custode della Libertà e della Costituzione dei Diritti dei cittadini di questa Repubblica, certi della Sua sensibilità ai temi del bene comune e della giustizia. Siamo medici di Emergenza Territoriale 118 che operano in Calabria. Crediamo di interpretare il sentimento di molti colleghi che sono in questo delicato servizio, non solo in questa regione ma purtroppo di quasi tutto il territorio italiano. Siamo, usando un' allegoria attuale, naufraghi in un mare in tempesta, in una barca che fa acqua, e che tutti hanno deciso di far affondare. Ovviamente il mare in tempesta è la sanità, la barca è il nostro contratto in convenzione vecchio, inadeguato, se non dannoso, gli scafisti sono le amministrazioni sanitarie regionali e aziendali. Per continuare con la similitudine, abbiamo visto avvicinarsi diverse navi di soccorso, partiti e sindacati, con promesse di salvataggio immediato, ma tutte si sono inesorabilmente allontanate all'orizzonte. Oggi hanno deciso di affondare questa barca. Le aziende sanitarie, interpretando in maniera kafkiana il contratto, scritto senz’altro male, chiedono la restituzione di parte degli stipendi da dieci anni ad oggi, con cifre che superano i 100.000 euro in alcuni casi.. Abbiamo visto nascere questo prezioso servizio, raggiunto livelli elevati di competenze e risultati. Chiediamo soltanto che ci sia restituita la dignità di professionisti al sevizio dello stato. Attendiamo sfiniti da anni una riforma del servizio che veda superato questo contratto di convenzione che ci vede legati ad una contrattazione subordinata alla medicina di base, pur svolgendo attività che prevedono una formazione e competenze ad elevato rischio professionale specifico, che nulla hanno in comune con la professione della medicina di famiglia. Infatti, anni fa, nostri colleghi transitarono ad un contratto di dipendenza mediante concorso riservato, per altro già previsto all'atto dell'istituzione del sistema 118, con tutte le garanzie che ciò comporta. Oggi abbiamo due forme di contratto con diritti e stipendi diversi nello lo stesso luogo di lavoro, anzi come convenzionati siamo tenuti a dare un maggior numero di ore per compensi inferiori. Ma la cosa gravissima è questa richiesta di restituzione degli stipendi a medici che hanno rischiato sulla strada, nelle gallerie, con malattie infettive, terremoti, con la pioggia, la neve, il caldo torrido, con tute e maschere, fronteggiando la pandemia COVID in corso come ultimo presidio sanitario in tanti casi, spesso con mezzi insufficienti, con interventi in spazi confinati e si potrebbe continuare con molti altri esempi; non siamo eroi è il nostro lavoro, siamo formati a fare questo. Chiediamo che ci sia riconosciuto. Cui prodest la fine del 118? Vogliamo sperare che non si vogliano fare affari o peggio speculazione con l' emergenza, lo diciamo da cittadini. Non sempre il futuro porta progresso. In alcune regioni hanno affidato tutto a cooperative che fanno una specie di caporalato professionale spacciandolo come moderno, efficiente ed economico. La nostra generazione aveva creduto in un sistema 118 che potesse diventare il fiore all'occhiello della sanità, oggi ci ritroviamo ad essere stritolati da interessi oscuri. Si affacciano tutti al capezzale di questo malato: privati, politici, università con professori, primari, direttori regionali di dipartimento, tutti in cerca di potere, discutendo però prima dei compensi, e nessuno che chieda un parere a chi ha dato vita a tutto questo. Il settore emergenza muove tanto denaro e personale, è una struttura difficile e complessa, che avrebbe bisogno dei migliori professionisti dalla base ai vertici. Ma è noto purtroppo che a volte in Italia l' incompetenza è titolo sufficiente per dirigere. Già tanti colleghi hanno scelto di cambiare servizio lasciando scoperte postazioni di emergenza. Tante regioni ormai non hanno medico in ambulanza, e adesso anche qui tante postazioni sono senza medico a bordo. Se muore il 118 non ci saranno più i protocolli avanzati S.T.E.M.I. (cardiopatia ischemica), Stroke (ictus), Trauma , trasferimenti protetti, maxiemergenze e tanto altro. Ma questa forse è un'altra Italia che non auguriamo ai nostri figli. Desertum fecerunt et pacem appellaverunt. Si riformi il settore per migliorarlo, aggiornarlo e dargli il futuro che merita. Signor Presidente Mattarella ci appelliamo a Lei perché si dia voce ai cittadini che si sentono traditi da istituzioni arroccate in torri d'avorio che non si degnano di ascoltare queste grida di soccorso”.