Broncoscopio, la vicesindaca di Catanzaro chiede una verifica delle dotazioni pediatriche in Calabria
- Uneba Calabria
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CATANZARO – La vicenda del bambino costretto a ore di attesa per una prestazione pediatrica salvavita fuori dalla Calabria diventa, per la vicesindaca di Catanzaro Giusy Iemma (Pd), il simbolo di una crisi non più tollerabile. «Quello di una mamma calabrese è un appello che ci chiama alla responsabilità: la Calabria deve garantire cure sicure e immediate, soprattutto ai suoi bambini», afferma in una nota. Iemma esprime «vicinanza ai genitori» e riconosce «la gravità delle criticità denunciate», sottolineando come «episodi simili non siano compatibili con l’idea di sanità pubblica che la Calabria merita». Per la vicesindaca, la lettera dei familiari rivela «una rete pediatrica regionale con carenze strutturali, tecnologiche e organizzative», spesso sostenuta più dall’impegno dei singoli professionisti che da un sistema solido. «Questo non è più accettabile», scandisce Iemma, indicando nella realizzazione del nuovo ospedale di Catanzaro uno snodo decisivo: «La Dulbecco deve diventare l’hub capace di ospitare discipline pediatriche specialistiche, dotazioni di ultima generazione e una struttura organizzata per gestire anche le emergenze più complesse». Intanto, però, servono interventi immediati. «La tutela della salute dei bambini non può essere rinviata», avverte Iemma, chiedendo una «verifica straordinaria delle dotazioni pediatriche in tutti gli ospedali calabresi», a partire da endoscopi e broncoscopi. La vicesindaca sollecita inoltre «un protocollo unico regionale per l’emergenza-urgenza pediatrica» e il rafforzamento dei reparti esistenti, perché «la rete hub & spoke funziona solo se ogni anello è messo nelle condizioni di svolgere il proprio ruolo». «La Calabria non può più permettersi di perdere tempo», ribadisce, auspicando che nuovo ospedale, potenziamento delle strutture e riorganizzazione della rete sanitaria vengano considerati «un unico progetto politico e organizzativo». Infine, l’appello: «Dobbiamo trasformare questa testimonianza in un punto di svolta. La lettera dei genitori è un richiamo alla responsabilità collettiva».












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