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Caso Vibo, documento congiunto di 18 sindaci

  • Immagine del redattore: Uneba Calabria
    Uneba Calabria
  • 17 giu
  • Tempo di lettura: 4 min
Vincenzo Piscitelli
Vincenzo Piscitelli

VIBO VALENTIA - In una delle mobilitazioni istituzionali più significative degli ultimi anni, diciotto sindaci della provincia di Vibo hanno sottoscritto un documento congiunto destinato alla Regione Calabria per denunciare lo stato drammatico della sanità vibonese e avanzare proposte concrete di rilancio. L’iniziativa è stata formalmente protocollata l’8 maggio 2025 dal Comune di Mileto e rappresenta il frutto di un lavoro approfondito, supportato da dati ufficiali, analisi tecnico-operative e uno spirito di coesione istituzionale raro nel panorama calabrese. L’atto è stato presentato nel corso della Conferenza dei sindaci svoltasi al Comune di Vibo ma che ancora una volta fa registrare l’assenza di quasi la metà degli amministratori (22 assenti su 50), tant’è che il primo cittadino di Vibo, Enzo Romeo, ha stigmatizzato questo trend. Una fotografia impietosa della sanità provinciale. Il documento denuncia in apertura la drastica riduzione dei posti letto per acuti e post-acuti, passati da 299 unità nel 2009 a 230 nel 2024, per un’offerta pari a 1,83 posti letto ogni mille abitanti contro i 3,5 richiesti dai parametri nazionali. Un dato che testimonia – scrivono i sindaci – “un depauperamento costante, sistematico e ormai insostenibile”, con conseguenze gravi in termini di prestazioni, prevenzione e mortalità evitabile.  Uno degli aspetti più evidenziati nel dossier è la distorsione nella distribuzione delle risorse sanitarie regionali: la provincia di Vibo risulta sistematicamente penalizzata nella quota pro-capite del fondo sanitario, nei posti letto assegnati e nel numero di operatori. Secondo i sindaci, si tratta di “una sottrazione che dura da oltre 15 anni” e che ha reso cronico il sottodimensionamento dell’offerta assistenziale. A causa della carenza di strutture e servizi, il Vibonese fa registrare livelli critici di mobilità passiva (cittadini costretti a curarsi fuori provincia) e un numero inaccettabile di morti prevedibili: «La situazione non è solo deficitaria: è tragica», affermano i sindaci annunciando ulteriori forme di mobilitazione, in assenza di segnali concreti. Nel mirino anche l’assenza di una programmazione a breve, medio e lungo termine. Il rapporto lamenta uno “scollamento tra chi cura e chi gestisce” e accusa l’Asp di Vibo di navigare a vista, con decisioni non condivise, percorsi assistenziali non codificati, servizi disarticolati e personale demotivato, “affidato al caso o all’iniziativa del singolo operatore”. Tra le misure prioritarie individuate nel documento, emergono quattro punti chiave quali potenziamento della farmacia territoriale in tutta la provincia, per garantire una prima risposta diffusa sul territorio; applicazione effettiva dei Dca (Decreti del Commissario ad Acta) in riferimento alla rete ospedaliera esistente e ai posti letto mancanti; riconoscimento e integrazione del privato accreditato all’interno della rete dei servizi sanitari pubblici; riattivazione immediata del reparto di psichiatria, oggi assente e fortemente richiesto dai territori. «Questo documento è un atto politico e morale. Non vogliamo sostituirci agli organi tecnici - affermano i sindaci - ma pretendiamo rispetto per i nostri cittadini. Vogliamo una sanità degna, accessibile, funzionante. Non accettiamo più risposte vaghe o promesse a lungo termine. Serve un piano chiaro e operativo per il Vibonese». Piscitelli ha riferito che la Commissione dell’Asp ha esaminato attentamente il documento, condividendolo in massima parte e sul quale abbiamo ritenuto di dare delle risposte sia per il pregresso, che non riguardava la nostra gestione, sia per spiegare perché c'è questa riduzione e contrazione di fondi regionali sull'Asp di Vibo e non per esempio su altre. Il prefetto ha ricordato inoltre l’azione messa in campo per cercare di invertire questa tendenza presentando un piano di sviluppo alla Regione, accuratamente dettagliato sulla medicina territoriale per potenziare la risposta alla domanda di assistenza e anche per prevenire quella congestione che oggi si registra sui pronto soccorso. Sulla carenza dei posti letto, ha spiegato che attualmente in teoria dal Dca risultano 284 ma ne sono attivi solo 206 e questo perché non ci sono le risorse per attivare gli altri e per farlo servono risorse sia finanziarie che di personale: «Se riusciremo ad invertire questa tendenza attraverso i dati sul fabbisogno significherà che avremo avuto quanto chiesto”, ovviamente non escludendo la medicina territoriale e l’appoggio ad “aziende erogatrici di servizi privati laddove non fossimo in grado di poterli offrire, anche in quei punti più lontani dagli ospedali centrali». Altro argomento caldo è quello degli “imboscati” e sul punto Piscitelli ha riferito che in realtà è un problema denunciato dal Presidente Occhiuto in quella famosa intervista televisiva che ha fatto avviare l’inchiesta da parte della Corte dei conti, specificando tuttavia che presso l'Asp di Vibo non questo problema non pare esserci, anche se in precedenza aveva riferito che l’incidenza del personale con esenzione è del 28%, ben 20 punti in più del dato nazionale. «Chiaramente – ha aggiunto -. c’è qualche figura che ha dei problemi veri o presunti sui quali l'Azienda può fare ben poco se non mandarla a visita medica ma di questo si abbiamo discusso con la commissione di verifica centrale che sta presso l'Inps». Un ulteriore aspetto rappresentato da Piscitelli ha riguardato la situazione trovata dai commissari al loro insediamento (settembre 2024) con la presenza in particolare di appalti spesso sotto soglia: «Un aspetto che capita in molte amministrazioni – ha evidenziato - La burocrazia, o volutamente o ingenuamente o per mancanza di abitudine, fa delle gare sotto soglia in presenza, magari, di emergenze ma tutto questo alla fine diventa un modello che viene attenzionato da altri, diventando un punto di riferimento per attirare delle risorse in una direzione piuttosto che in un'altra. Diventa un modello che non mette al riparo l'Azienda dalle infiltrazioni mafiose e che sono state la causa dello scioglimento».

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