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Catanzaro, il Codacons dice no ai tagli a Ginecologia



CATANZARO – «Tre ginecologi licenziati nel punto nascite più importante della regione». A scriverlo è Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons, in relazione a quanto sta accadendo al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. «Licenziati da una telefonata con numero anonimo, da una voce anonima: “da domani lei non si deve più presentare in corsia”. Il più grande ospedale della Calabria, forse l’unico che era riuscito bene o male a resistere alla devastante ondata del Covid, rischia di alzare bandiera bianca grazie ai tagli imposti dai manager. Grazie alla ottusità dei bilanci che calpestano i diritti dei pazienti e di chi lavora. Coloro che, dietro costose scrivanie, decidono di tagliare sulla nostra pelle, hanno deciso che tre medici nel principale ospedale della regione erano di troppo. Quelli che governano le nostre vite, da quando abbiamo deciso che un ospedale debba essere una “azienda”. E le aziende devono inseguire il profitto, non possono certo pensare a chi soffre, alle esigenze delle donne che chiedono cure ostetriche e ginecologiche, o a quelle dei bambini che devono nascere. Da oggi i servizi all’utenza del reparto di Ginecologia saranno ancora più difficili, dimezzati, con molti più errori dovuti al sovraccarico di chi lavora e su alcuni picchi di affluenza semplicemente impossibili da gestire. Sarebbe il caso che il Commissario alla sanità e la Direzione aziendale spiegassero se con una sanità al collasso era davvero necessario licenziare tre medici, o se con le difficoltà che ci sono nel reperire personale specializzato in ginecologia è possibile perdere 3 unità, già formate e qualificate. Sarebbe il caso che il presidente della Regione ed i suoi manager spiegassero se non sia indispensabile non solo confermare il personale che ad oggi lavora negli ospedali, ma assumerne di nuovo, sia per garantire livelli di assistenza accettabili per un paese che ama definirsi civile, che per provare a recuperare gli enormi ritardi che costringono i Calabresi a rivolgersi altrove per ottenere cure. Sarebbe il caso che ci spiegassero perché i Calabresi non hanno diritto ad essere curati e perché i bambini, a queste latitudini, non hanno diritto a nascere in piana sicurezza, per loro e per le mamme. In ultimo sarebbe il caso che pubblicassero il fabbisogno dei “reparti fantasma” che spesso assorbono preziosissime risorse di organico senza restituire le dovute prestazioni. Così giusto per capire se tutto questo era davvero necessario e inevitabile. Oppure dietro questi tagli vi sia un preciso disegno di smantellare il pubblico a vantaggio dei soliti noti. Magari oltre a questo Occhiuto - lo stesso che appena qualche anno addietro applaudiva gaudente Giuseppe Scopelliti mentre decideva di chiudere ben 18 ospedali - potrebbe spiegare ai Calabresi che non hanno alcun diritto ad essere curati».

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