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I nodi irrisolti della sanità calabrese



CATANZARO - «Non capisco se la maggioranza ha davvero la volontà di affrontare la questione sanità o è solo incapace di trovare soluzioni adeguate. In Consiglio ho avuto questa sensazione, perché non si possono proporre cose senza senso che non portano a niente». Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione nel Consiglio Regionale della Calabria. «La prima emergenza - osserva - è sempre la ormai cronica mancanza di personale (circa seimila persi nell’area medica e del comparto). Mi chiedo: ma gli strumenti che esistono ormai da anni come sono stati utilizzati in Calabria? Mi riferisco prima di tutto alla possibilità di assumere a tempo determinato, a partire dal Terzo anno degli specializzandi. Un ennesimo paradosso calabrese. La norma è stata istituita col cosiddetto decreto Calabria 1, legge 145/2018, poi perfezionata nella legge di bilancio 2019 e che rimarrà in vigore sino al 31 dicembre 2022. Esiste naturalmente una responsabilità grave dei commissari che si sono succeduti ma, anche di quello attuale. E mi domando anche - prosegue Bruni - quanti specializzandi sono stati assunti nella sanità calabrese? Su questi interrogativi intendo presentare una specifica interrogazione. Me lo domando perché, pur avendo a disposizione strumenti idonei, la maggioranza ha deciso di far fronte all’emergenza del settore assumendo (è vero, in ultima ratio, ma si sa siamo davvero al lumicino) medici a contratto, senza concorsi e senza alcun fondamento logico. Nel momento in cui si assume un medico (mi riferisco alla legge 42) senza alcuna specializzazione dobbiamo intanto chiarire perché a incarico? Di cosa stiamo parlando? Chi li sceglie? E sulla base di che cosa verranno selezionati?. Altro aspetto fondamentale - evidenzia - è che è mancata completamente una concertazione con medici, ordini, sindacati e Università ed è davvero inconcepibile che su programmazioni così delicate si decida di non discutere e di non coinvolgere. Un altro aspetto non meno importante riguarda la pratica di inserire proposte legislative in un calderone, l’omnibus (PL 76) che diventa uno sversatoio dove dentro finisce di tutto, soprattutto emendamenti per Azienda Zero che continua a essere un’entità sconosciuta di cui nessuno sa niente, se non il nome del Commissario Profiti. E poi emendamenti a pioggia - afferma Bruni - per risolvere questioni irrisolte, vedi l’istituzione delle Unità di Continuità Assistenziale (per le quali entro 60 giorni la Regione dovrà poi adottare un apposito atto di indirizzo) che di fatto serve alla stabilizzazione delle Usca, sospese al trenta di giugno. Mi preoccupa l’intero quadro generale. Procedendo in questo modo la nostra Sanità non potrà mai vedere, né a medio, né a lungo termine quei benefici per i cittadini che ci aveva assicurato il nostro Presidente, pretendendo la nomina a Commissario. Dopo otto mesi ancora nessuno sa come vuole gestire questa emergenza. A colpi di emendamenti, quasi tutti inefficaci, sparsi, sparpagliati in diverse proposte di legge? Senza nessun progetto serio, armonico e globale che riguardi la salute di tutti i cittadini calabresi? E quanto tempo potremo andare ancora avanti così?. I cittadini - conclude Bruni - meritano di più e di meglio di promesse su cui non riusciamo neanche a intravedere gli sviluppi. I calabresi hanno bisogno di programmazioni serie e concrete, a breve, medio e lungo termine. Basterebbe cominciare con questo».

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