Medici cubani, dopo la Calabria li reclutano anche il Molise e la Sardegna
- Uneba Calabria
- 2 set
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ROMA - «L'arrivo di medici cubani negli ospedali italiani rappresenta una soluzione tampone che non affronta i veri nodi della crisi della sanità pubblica. Dopo la Calabria - dove alcuni professionisti assunti si sono resi irreperibili non rientrando dalle ferie, mentre altri sono passati al privato o hanno scelto di andare all’estero - anche Molise e Sardegna hanno deciso di ricorrere a questa strada, che appare più come un intervento d’emergenza che come una risposta strutturale ai bisogni del Servizio sanitario nazionale. Ancora una volta si sceglie la scorciatoia più rapida, piuttosto che valorizzare e trattenere i nostri professionisti sanitari, formati e altamente qualificati». Lo dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale Ugl Salute. «Non è accettabile - prosegue Giuliano - che in un Paese come l’Italia non si investa seriamente sul personale interno, preferendo ricorrere a soluzioni estemporanee. Servono contratti stabili, retribuzioni adeguate, migliori condizioni di lavoro e incentivi concreti, così da fermare la fuga all’estero e verso il privato di medici e infermieri italiani. Al tempo stesso - aggiunge - riteniamo fondamentale che si giunga a un accordo Stato-Regioni che disciplini con chiarezza i requisiti del personale sanitario proveniente dall’estero. È una misura necessaria per garantire la qualità delle cure, la sicurezza dei pazienti e la salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza, che rappresentano il cuore della sanità pubblica. L'Ugl Salute - conclude Giuliano - ribadisce con forza la necessità di una strategia nazionale di assunzioni e valorizzazione del nostro capitale umano. Importare medici dall’estero non è la soluzione: occorre dare dignità, tutele e prospettive ai nostri professionisti, senza i quali non è possibile garantire un vero futuro al Ssn».












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