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Ospedali di montagna, il comitato chiede un documento unitario

  • Immagine del redattore: Uneba Calabria
    Uneba Calabria
  • 10 ago
  • Tempo di lettura: 2 min
Caterina Perri
Caterina Perri

SAN GIOVANNI IN FIORE - Il comitato Si (la) salute bene comune non si ferma. E alza il tiro. In un comunicato stampa si legge: «Nessun segnale ci giunge purtroppo nell’ambito di un reale servizio di emergenza urgenza previsto per gli ospedali di montagna». E suggerisce con forza «un documento unitario di tutto il consiglio comunale che chieda all’Asp di Cosenza di togliere il tappo del silenzio sulla tragica morte di Serafino Congi», perché «sarebbe un bel gesto per Caterina Perri e la sua famiglia». La petizione lanciata sul web dal Comitato ai vari responsabili della Sanità regionale per un incontro alla presenza della sindaca del nostro Comune, firmata da duemila cittadini, e la richiesta d’incontro, tramite Pec, al presidente e commissario per la Sanità Roberto Occhiuto e del commissario dell’Asp Graziano «non hanno avuto l’ascolto – aggiungono - e la comprensione dovuta. La nostra comunità merita rispetto». Ma il comunicato stampa contiene anche altri passaggi dove si guarda con favore ad alcune cose: «Abbiamo appreso che già dai primi giorni di luglio 2025 la cardiologa Vencia è rientrata in servizio ed una ulteriore cardiologa ha preso servizio in ospedale insieme ad altri medici in Medicina. La presa di servizio del nuovo primario di Medicina sarà certamente motivo di slancio per la riattivazione completa e piena del reparto per il quale sono previsti termini di consegna dei lavori a breve e questo ci impegna a rimanere attenti e vigili perché succeda. La riattivazione del servizio dell’holter dinamico come strumento diagnostico è un ulteriore passo in avanti. Un servizio di Elisoccorso di supporto alla emergenza – urgenza oggi è presente. È stata riattivata la colonna endoscopica ed il servizio ecodoppler in ospedale che sono certamente ulteriori servizi e condizioni che sono ripresi a funzionare anche in virtù di segnalazioni e stimoli venute dal basso». Ma «rimane in piedi la grossa carenza degli ambulatori specialistici per i quali l’Asp deve assolutamente provvedere al ripristino delle tante branche non più presenti e tanto necessarie per la prevenzione». La disamina del comitato parte da lontano: «Costi, sprechi e malasanità sono andati avanti, e con essi sono stati ridotti i servizi e le prestazioni al cittadino con un ammanco di tanti presidi ospedalieri che oggi arrancano o sono persino inesistenti. Si è parlato tanto, ai tempi non lontani del Covid di quanto potesse essere produttiva ed efficace una presenza di servizi territoriali in termini di medicina del territorio, assistenza domiciliare, Servizio di salute mentale, specialistica ambulatoriale, consultori familiari, Servizio di fisioterapia, Rsa pubbliche e quanto altro previsto dalle Linee Guida del Ministero della Salute per gli interventi nelle Aree Interne, approvato dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria. Per questa ragione circa la metà dei fondi (7 miliardi di euro su 15,6 miliardi totali) della missione sulla salute del PNRR è stata dedicata al rafforzamento della sanità territoriale. Al centro di questi investimenti ci sono proprio anche le case della comunità, ospedali di montagna. Le scadenze per ottemperare a quanto previsto portano la data del 31 dicembre 2026».

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