Ospedali montani, ddl di iniziativa popolare
- Uneba Calabria
- 9 lug
- Tempo di lettura: 1 min

LAMEZIA TERME - In contrasto con il pensiero dominante, secondo cui negli ospedali montani il paziente va semplicemente stabilizzato e trasferito altrove, il comitato “La cura” - è stato detto - rilancia una visione opposta. «Il paziente - precisa il comitato - va curato sul posto, in strutture dotate di risorse e personale, come previsto dalla nostra proposta. Il trasferimento non è una soluzione ed è spesso una condanna, oltre che contrario all'articolo 32 della Costituzione». A sostenere l'iniziativa dagli Usa è Caterina Perri, avvocato e moglie di Serafino Congi, morto il 4 gennaio scorso durante un trasporto d'urgenza da San Giovanni in Fiore a Cosenza. «Questa proposta - ha fatto sapere Perri - è un atto di giustizia e dignità. È una reazione civile alla disorganizzazione sanitaria e all'irresponsabilità politica che hanno penalizzato per anni le nostre montagne. Non possiamo più accettare che si muoia per mancanza di strutture, medici o reparti». Il comitato civico “La cura” è composto da cittadini impegnati nei rispettivi territori: l'infermiere Silvio Tunnera per l'area di Acri, l'attivista Alessandro Sirianni nel Reventino, il medico in pensione Tullio Laino (estensore della proposta), il docente Giovanni Iaquinta per San Giovanni in Fiore, l'animatore civico Rocco La Rizza, Caterina Perri e il giornalista Emiliano Morrone, da anni impegnato sui temi della sanità calabrese. Con la forza della partecipazione popolare, “La cura” punta a rimettere al centro della discussione istituzionale il diritto alla salute per chi vive nelle aree montane.












Commenti