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Ricognizione del debito, Occhiuto va avanti


CATANZARO - «La volontà di fare la ricognizione del debito del settore sanitario è più forte di qualsiasi interesse. Per 12 anni i commissari non hanno avuto la possibilità o la capacità di fare la ricognizione. Noi, invece, stiamo procedendo anche molto velocemente, con la Guardia di finanza che ci dà una mano, a valutare tutti i titoli di credito». Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione e commissario della Sanità, a margine della presentazione del libro «Amara verità» di Carlo Guccione, ex consigliere regionale del PD e responsabile Sanità per il Mezzogiorno del partito, che si è tenuta nella Cittadella regionale.

«Dimostreremo - ha aggiunto Occhiuto - che la sanità in Calabria può essere governata e può avere i conti in chiaro».

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Occhiuto ha negato che ci sia stata una scarsa adesione da parte dei fornitori, come sostenuto da più parti, all’iscrizione come debitori alla piattaforma creata dalla Regione proprio ai fini della ricognizione del debito. «Quando avremo i dati - ha detto il

presidente - tutti si renderanno conto che non c'è una scarsa adesione. Ad oggi hanno risposto 730 fornitori. Mancano le società di factoring che hanno acquisito gran parte dei crediti, ma tutto procede secondo le previsioni. Ci sono fornitori iscritti nei bilanci delle Aziende sanitarie, come debitori delle aziende stesse, i quali, poiché abbiamo specificato che la ricognizione sarà fatta insieme alla Guardia di finanza, hanno comunicato alla piattaforma di non avere alcun credito nei confronti della sanità. Il fatto che ci siano 730 società iscritte alla piattaforma dimostra che molti hanno capito che in Calabria è passato il tempo in cui chiedeva di essere pagato anche chi non doveva avere nulla dal sistema sanitario».

Per quanto riguarda la sentenza della Corte costituzionale riguardo la possibilità di intraprendere azioni esecutive a carico degli enti del servizio sanitario regionale, Occhiuto ha detto di avere «chiesto al Governo ed al Parlamento di intervenire. E credo che questo sarà fatto già nei prossimi giorni in sede di conversione del Decreto Calabria. C'è un emendamento che fissa il termine al 31 dicembre 2023. Un termine che non lede le prerogative dei creditori, ma ci consente di valutare anche il contenzioso. Molti non si sono iscritti alla piattaforma, ma hanno avuto decreti ingiuntivi pagati, spesso, due o tre volte. Oltre a fare, una valutazione sui titoli di credito, quindi, faremo con la Guardia di finanza una valutazione, con i dati del tesoriere, anche sulle somme pagate per decreti ingiuntivi. Se una clinica privata ha fatturato X, deve essere pagata X. Ma se ha ricevuto X più Y più Z, significa che qualcosa non ha funzionato».

Temi in sinergia con quelli trattati nel libro di Carlo Guccione, secondo il quale «parliamo di un disavanzo e di un debito sanitario che producono una sottrazione delle risorse destinate a curare i calabresi. Risorse che in realtà vengono utilizzate per pagare doppie o triple fatture e interessi di mora. Poi ci sono i casi delle gare in proroga. Ciò che ne scaturisce è un debito che rischia anche di fare fallire il Pnrr. Io ho apprezzato l’approccio del presidente Occhiuto di risolvere le difficoltà con la collaborazione della Guardia di finanza. Perché se non si quantifica il debito non si capirà mai la reale situazione della Calabria sotto questo aspetto. Fatto questo, capiremo chi ha prodotto il debito, chi ci ha guadagnato e chi ha tenuto la Calabria in queste condizioni. Perché c'è qualcuno che non vuole che si quantifichi il debito. Un sistema che non conviene solo alla Calabria, ma anche a pezzi dello Stato».

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