Trapianti, Calabria in caduta libera
- Uneba Calabria
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CATANZARO – Con appena 14 trapianti di rene effettuati dall’inizio dell’anno – il 50% in meno rispetto al 2023 – la trapiantologia calabrese mostra, secondo Aned, «la sua agonia, frutto di incuria politica». A tenere in vita l’intero sistema è soltanto il Gom di Reggio Calabria, unico centro attivo e in grado di eseguire anche trapianti da vivente, ma «ovviamente non basta a sostenere il fabbisogno regionale». L’associazione denuncia che l’attuale gestione della rete trapiantologica «lede i diritti vitali dei mille trapiantati renali e di centinaia di trapiantandi che attendono l’organo invano, se non emigrando fuori regione». Tra le criticità richiamate figurano «la presenza silente del nuovo coordinamento regionale dopo i vent’anni di attività proficua del dottor Mancini, gli organismi di controllo scaduti e mai riattivati, la carenza di personale amministrativo che impedisce un adeguato monitoraggio, l’assenza di un trapiantologo a Cosenza e un tasso di opposizioni alla donazione vicino al 50%». Un insieme di fattori che, secondo Aned, determina «lo stallo totale del procurement e un’organizzazione inefficiente». Le ricadute economiche, in una regione ancora commissariata, sono enormi: «I costi generati da 100 trapiantandi, 1000 trapiantati renali e 1544 dializzati superano i cento milioni l’anno, cifra destinata a crescere per l’assenza di trapianti. È uno scandalo inaccettabile», afferma l’associazione. Nel mirino anche lo stato della nefrologia territoriale, descritta come «allo sbando» insieme ai centri dialisi, «abbandonati nel silenzio della Società Italiana di Nefrologia». Aned denuncia «la volontà di creare condizioni emergenziali per esternalizzare la dialisi, contro l’interesse dei pazienti», citando la delibera 524 dell’Asp di Crotone come caso emblematico. Da qui la domanda: «Perché il commissario Roberto Occhiuto, così loquace nel promuovere la sua sanità, tace e non blocca la delibera?». L’associazione segnala inoltre «l’aumento anomalo delle richieste di accreditamento di soggetti privati» nelle province di Cosenza, Catanzaro e Reggio: «Troppe voci interne alimentano questa deriva. Si indaghi». La denuncia si estende poi alla situazione di alcune strutture territoriali – Rossano, Soveratese e Vibonese – «che sopravvivono grazie a nefrologi pensionati, cui però vengono imposte naturali limitazioni». Una condizione che rende «precaria la gestione dei pazienti e soprattutto l’inserimento e il mantenimento in lista trapianto. È una vergogna infinita», conclude Pasquale Scarmozzino, coordinatore nazionale prevenzione Aned.












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