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Visite specialistiche cronometrate, per la Cisl violati contratti e norme

  • Immagine del redattore: Uneba Calabria
    Uneba Calabria
  • 25 nov 2024
  • Tempo di lettura: 2 min



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CATANZARO - «Incredibilmente, il decreto del commissario ad acta della Regione Calabria con il quale sono stati ripartiti i fondi per la riduzione delle liste di attesa, ha introdotto un inaspettato “tempario di riferimento delle prestazioni specialistiche”, senza peraltro alcun coinvolgimento delle parti sociali». Lo afferma Nino Accorinti, segretario della Cisl medici della Calabria. In sostanza, «il dca assegna a ciascuna Azienda sanitaria risorse per le prestazioni aggiuntive, svolte da personale medico ed infermieristico, con il vincolo di utilizzo per la riduzione delle liste di attesa, impegnandole all’adozione di un piano operativo; nel contempo nell’allegato 2 si stabilisce il tempo massimo di esecuzione di una visita specialistica o di un esame radiologico». Il provvedimento, spiega ancora Accorinti, «prevede il limite di 20 minuti per l’esecuzione di una prima visita cardiologica, ginecologica o oculistica, ecc.; 30 minuti per una risonanza del cervello anche se eseguita con mezzo di contrasto; 15 minuti per un ecocolordoppler dei tronchi sovraortici sia se l’esame si esegue a riposo che dopo prova fisica o farmacologica, 15 minuti per un elettrocardiogramma dinamico e 30 minuti per un test cardiovascolare da sforzo». Sotto la mannaia anche altri esami diagnostici: tomografie, spirometrie, mammografie, risonanze magnetiche con e senza contrasto, ecografie, biopsie, colonscopie, polipectomie, Tac, esofagogastroduodenoscopia, elettromiografia... La Cisl medici ritiene che «questa regolamentazione sia inaccettabile sotto tutti i punti di vista: sia dal punto di vista contrattuale, andando oltre i vincoli normativi e violando gli accordi pattizi nella specialistica ambulatoriale, e sia dal punto di vista deontologico, poichè il rapporto medico-paziente non può essere cronometrato, prescindendo da tutte le peculiarità e complessità eventualmente emergenti nella visita del singolo paziente». Inoltre, «cronometrare le prestazioni sanitarie non garantisce la qualità, l’appropriatezza e la sicurezza delle cure, incidendo sulla tutela del diritto alla salute dei cittadini ed oltremodo sulla responsabilità dei medici, ai quali è preclusa una analisi accurata e attenta del paziente». Sempre secondo Accorinti, «nella fissazione del “tempario” il commissario ad acta ed il Dipartimento Tutela della Salute della Regione si sono basati “su un lavoro di confronto” di dati disponibili anche in altre Regioni, senza il coinvolgimento dei professionisti calabresi e senza aver istituito l’Organismo paritetico regionale con le organizzazioni sindacali e quelle rappresentative degli utenti e di tutela dei diritti, così come stabilito dall’Accordo della Conferenza permanente Stato-Regioni in data 18 novembre 2010 (la Calabria è una delle ultime a livello nazionale a non averlo costituito!)».

 

 

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