I sindacati preparano gli stati generali della salute
CATANZARO - «Nel nostro Paese e ancor più in Calabria esiste una vera emergenza sanità che ha molteplici cause e crea una profonda diseguaglianza nell'accesso ai servizi, tanto da determinare una vera e propria messa in discussione dell’universalismo che la Riforma sanitaria, con la legge 833 del 1978, aveva con forza affermato». Lo sostengono, in una nota, il segretari generali della Calabria Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, Alessandra Baldari, Luciana Giordano Luciana ed Elio Bartoletti, che hanno concordato di "organizzare a breve gli Stati generali della Salute in Calabria». «Si tratterà di un evento - si aggiunge nella nota - che dovrà chiamare a confrontarsi tutti gli attori del sistema sanitario regionale sulla proposta che le sigle sindacali presenteranno per provare a dare un contributo concreto alla soluzione dei problemi culturali, organizzativi e di sistema che hanno precipitato i servizi di assistenza e cura in un limbo decennale. Siamo consapevoli delle caratteristiche tutte calabresi che hanno aggravato la condizione dell’assistenza e che hanno radici affondate nell'intreccio mortale tra politica e gestione della sanità come luogo di radicamento degli affari di potere affatto trasparenti, che, negli anni, hanno condizionato sempre più il Servizio sanitario regionale, tanto da condurlo oggi, soprattutto in alcune province, in asfissia. Sono troppi i problemi che assillano la Sanità in Calabria, a partire da quelli legati alla mancanza di strutture territoriali che possano costituire un idoneo filtro alla richiesta di assistenza sanitaria, che, soprattutto nei giorni festivi e prefestivi, aumenta in maniera esponenziale in tutti i Pronto soccorso dell’intera regione, determinando una attività emergenziale non adeguata agli ospedale Hub e Spocke, destinati a un’assistenza di alta specializzazione. Tali carenze, tra l’altro, sono da intestare ai pessimi Amministratori che si sono avvicendati negli anni, causando disordine nella gestione delle Asp calabresi, consegnando agli attuali manager una situazione di fatto ingovernabile». «E' chiaro a tutti - sostengono ancora i segretari generali della Funzione pubblica dei sindacati confederali - che, date queste premesse, è impossibile recuperare una situazione di così grave disagio se non si programma una terapia d’urto adeguata alla crisi profonda che ormai da anni caratterizza la sanità calabrese. L’aziendalizzazione del sistema sanitario non ha prodotto risultati soddisfacenti per molti motivi, tra cui lo stretto legame del management con la politica, che non ha consentito una gestione libera e finalizzata al conseguimento di risultati incentrati sull'erogazione di servizi rispondenti ai bisogni dei cittadini e di qualità. L’enorme debito accumulato, il mancato conseguimento dei Lea e quant'altro, hanno condotto, secondo legge, al commissariamento della sanità calabrese. Le tante criticità, i disservizi e le mancate risposte hanno generato una rilevante emigrazione sanitaria, che si presenta devastante per il budget economico della Regione. L’enorme mole di danaro che la Calabria spende in mobilità passiva, piuttosto che in investimenti per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie, si traduce in oro colato per le Regioni dove è più forte la migrazione sanitaria dei calabresi. A questo si aggiunge uno scontro di potere che vede contrapposte più istituzioni: da una parte il potere regionale, che rivendica il diritto a programmare la politica sanitaria del proprio territorio, ma non lo fa, e dall'altra la struttura commissariale, con il proprio rappresentante che ha piena delega nella gestione sanitaria, a cui si aggiunge un terzo attore che è rappresentato dai politici di maggioranza eletti nell'ultima tornata elettorale che, a loro volta, rivendicano una fetta di potere. Tutti accomunati dall'evidente difficoltà a dialogare tra di loro. In tale situazione, il sindacato confederale non può rimanere insensibile di fronte alla pressante richiesta dei cittadini, che rivendicano giustamente quel diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana. Così come, il sindacato non può rimanere insensibile di fronte al disagio forte del personale sanitario, ormai continuamente esposto ad ogni forma di aggressione. Una situazione analizzata a fondo dalle segreterie regionali di Fp Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, che hanno deliberato che in Calabria è arrivato il momento di convocare gli Stati Generali della Sanità, invitando tutti i livelli istituzionali che rappresentano il sistema governativo del territorio, primi fra tutti il Governatore della Calabria e il Commissario per il Piano di rientro, i Direttori generali delle Asp e delle Aziende ospedaliere, operatori, associazioni e singoli cittadini. Uno spazio aperto di confronto per realizzare una valutazione realistica sul Sistema sanitario calabrese, mettendo al centro della discussione un radicale progetto di riorganizzazione e rilancio del Servizio sanitario regionale, che dovrà finalmente soddisfare le aspettative ed i bisogni della popolazione calabrese».