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Dializzati in totale abbandono, denuncia di Aned



CATANZARO – «Le dichiarazioni del presidente Roberto Occhiuto sulle azioni positive intraprese per rivoluzionare la sanità calabrese - integrazione ospedaliera di Catanzaro, nascita di Azienda Zero, potenziamento della sanità territoriale con la costruzione di ospedali e/o case di comunità, ricognizione del debito sanitario e quant’altro – cozzano con una realtà spaventosa: gli ospedali sempre più appaiono crogioli di un altoforno». Lo afferma Pasquale Scarmozzino dell’Aned. «Nei crogioli di altoforno si liquefano i minerali per la costruzione della ghisa (materia), negli ospedali liquefano le speranze dei pazienti in trattamento dialitico. Sono spaventosi i dati in nostro possesso: in soli tre mesi, da ottobre 2022 ad oggi, sono venuti a mancare almeno 44 (quarantaquattro) pazienti da nord a sud della regione per la loro fragilità conclamata e riconosciuta ma va gridato soprattutto per l’abbandono del sistema sanitario regionale. Dove sono i percorsi protetti dei dializzati deliberati ad aprile 2020? Chi è responsabile della mancata Prevenzione delle Malattie Renali Croniche in ambito regionale? Di chi la competenza a deospedalizzare il trattamento dialitico? Chi si è mai preoccupato del mondo trapiantologico calabrese per fare uscire dal limbo i dializzati? Tutto questo mentre sentiamo qualche manager illusionista che straparla di eccellenza in materia quando il rischio chiusura dei centri trapianto esistenti è reale, per carente procurement organo e insufficiente personale e dove, altri, sognano la costituzione del centro trapianto di fegato con soli 4,5 trapianti l’anno nell’ospedale di riferimento della Calabria (Umberto I di Roma)? Ancora: quando e chi provvederà alla riapertura del centro dialisi di Rogliano, ignobilmente chiuso pur essendo uno dei tre centri calabresi su trentasette ad avere accesso separato per salvaguardare i pazienti da Covid? Sono risposte che aspettiamo dal vivace presidente Occhiuto, anche in considerazione del fatto che nella sua città vi è una migrazione di dializzati verso la periferia dopo che quelli della periferia (Rogliano) sono stati trasferiti a Cosenza. Dove si vuole parare? Quale piano ha in mente il nostro presidente e commissario ad acta? Ci rimane solo la speranza di un avvio veloce dell’Azienda Zero per avere un’interlocuzione credibile, competente e chiara e per non perdere l’ultima illusione di una possibile inversione di tendenza del disastro sanitario calabrese. Forse è una utopia, ma è l’unica cosa che ci tiene in vita».


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