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Obesità, in Calabria livelli elevati tra i minori

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    Uneba Calabria
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ROMA - Secondo i dati Istat del 2023, sono quasi 23 milioni le persone adulte in Italia in eccesso di peso, ossia con un indice di massa corporea (Imc) uguale o superiore a 25, che rappresentano quasi la metà della popolazione adulta (46,3%). Di queste, circa 5,8 milioni (pari a 11,8%) sono affette da obesità, presentando un Imc uguale o superiore a 30 In Italia oltre un ragazzo su 4, tra i 3 e i 17 anni (pari al 26,7%), risulta in eccesso di peso. Sono alcuni dei dati al centro 10.ecimo Rapporto sull'obesità in Italia curato dall’Auxologico Irccs e presentato oggi a Napoli all’Università degli Studi di Suor Orsola Benincasa. Anche tra bambini e ragazzi «si rileva un marcato gradiente territoriale, che si è consolidato nel tempo. Le prevalenze - si legge nel report - di sovrappeso e obesità aumentano sensibilmente procedendo dal Nord al Sud del Paese, delineando una geografia in cui ben sette delle dieci regioni con valori superiori alla media nazionale si trovano nel Mezzogiorno. I livelli più elevati, con oltre un terzo dei minori in eccesso di peso, si registrano in Campania (36,5%), Calabria (35,8%), Basilicata (35,0%) e Sicilia (33,8%). Al contrario, le percentuali più basse si osservano nelle Province autonome di Trento e Bolzano (15,1% e 17,4%), in Friuli-Venezia Giulia (18,4%) e in Lombardia (19,5%)». Queste disparità territoriali suggeriscono la necessità di interventi mirati, capaci di tener conto delle specificità locali. «Negli ultimi decenni, l’obesità mostra tassi di crescita in costante aumento a livello globale, al punto da essere ormai considerata una vera e propria epidemia, con tutte le implicazioni che questo comporta per la salute pubblica. Tutto ciò comporta - evidenzia il report - un impegno importante in termini di salute e spesa pubblica, siccome la sindrome metabolica non affrontata e curata nei tempi e nelle modalità corrette presso centri sanitari specializzati conduce inevitabilmente a complicanze che, come documentato e illustrato nel volume, interessano praticamente tutti gli organi vitali del paziente affetto da obesità. Risulta di fondamentale importanza curare i pazienti già affetti dalla patologia, ma anche attuare la prevenzione e la diagnosi precoce dei prodromi che possono condurre all’obesità grave con tutti i corollari delle alterazioni e delle malattie collegate». Come racconta il presidente di Auxologico Mario Colombo nella presentazione del Rapporto, «l'impegno di ricerca e clinico di Auxologico per vincere la sfida dell’obesità data oramai mezzo secolo che lo hanno visto, insieme al Ministero della Salute e le Regioni in cui opera, in prima linea nei programmi di ricerca, prevenzione, cura e riabilitazione. L’obesità ed in generale i disturbi del comportamento alimentare -anoressia, bulimia - costituisco linee prioritarie di ricerca e di intervento clinico del nostro Irccs, un unicum in Italia per i casi clinici trattati nei propri ospedali e centri territoriali, che vede nel prossimo futuro l'ampliamento di una presenza in Regione Lazio e Regione Calabria». Il presidente di Auxologico, «la recente legge sull'obesità, approvata dall’attuale parlamento e sostenuta dal ministero della Salute nelle persone de ministro Schillaci e della Direttrice del Dipartimento della Prevenzione e della Ricerca, dottoressa Campitiello, non solo riconosce l’obesità come malattia grave e da dignità ai pazienti che ne sono affetti, ma anche a tutti i medici, professionisti sanitari e ricercatori che dedicano la loro vita a queste persone, che sono anche pazienti, come lo è una persona con infarto o con un ictus». Continua Colombo: «Oggi anche il paziente obeso può beneficiare di una medicina personalizzata, di una pluralità di trattamenti coerenti alla propria condizione, dove anche l'intervento farmacologico, in alcuni casi, si è dimostrato molto efficace. Sta a noi, rendere possibile questa potenzialità di cura personalizzata su tutto il territorio nazionale, ampliando la presa in carico specialistica in modo omogeneo in tutta Italia, individuando centri di riferimento, finanziando studi pilota che possano discernere tra i tanti malati di obesità quelli nei quali l’intervento farmacologico è più indicato e quindi posto a carico del Ssn, sfide complesse che insieme dobbiamo affrontare». Nella presentazione del Rapporto, al quale ha partecipato ed è intervenuto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, si sono alternati gli interventi di alcuni dei ricercatori che vi hanno contribuito e del rettore Lucio d’Alessandro dell’Università degli Studi di Suor Orsola Benincasa che ha ospitato l’evento. «L'obesità è uno dei maggiori problemi di salute pubblica e, come conferma il rapporto curato dall’Istituto Auxologico, non riguarda solo gli adulti ma anche i bambini. In questo scenario, è fondamentale agire sulla prevenzione, attraverso corretti stili di vita, e sul miglioramento della presa in carico dei pazienti. In questa direzione vanno le attività del Ministero della Salute e la legge che in Italia, prima al mondo, riconosce l’obesità come malattia cronica prevedendo interventi significativi sul piano della prevenzione e della cura dell’obesità, ma anche per la formazione specifica del personale sanitario», ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. La professoressa Simona Bertoli, responsabile dei Centri Obesità Lombardi e Laboratorio di ricerca sulla Nutrizione e l'Obesità presso Auxologico e Direttore della Scuola di Specializzazione di Scienza dell’Alimentazione presso l’Università degli studi di Milano, ha sottolinea che «l'obesità è una malattia cronica e recidivante, non semplicemente legata a errate abitudini alimentari e di sedentarietà. Secondo gli ultimi dati Istat, colpisce l'11,8% della popolazione adulta italiana e una quota significativa di bambini e adolescenti, con punte di prevalenza più elevate nelle regioni del Sud. L’Italia è diventata il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge dedicata all’obesità: un passo fondamentale per riconoscerne la natura patologica e garantire a tutte le persone affette un accesso equo e appropriato alle cure. È altrettanto essenziale - ha proseguito Bertoli - ridurre lo stigma che ancora circonda l’obesità: non si tratta di una mancanza di volontà, ma di una vera e propria malattia cronica che richiede diagnosi precoce, presa in carico e continuità assistenziale. Solo superando pregiudizi e discriminazioni sarà possibile garantire percorsi di cura efficaci e dignitosi per tutte le persone con obesità». «Le scienze mediche - ha commentato il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Lucio d’Alessandro - ci ricordano che l'eziologia dell’obesità è multifattoriale; l’obesità non è infatti riconducibile esclusivamente a cause fisiologiche, ma è determinata anche e soprattutto da fattori sociali e psicologici. Proprio in quest’ottica, il nostro Ateneo da anni ha messo a disposizione dei futuri docenti, in particolare per le scuole dell’infanzia e primaria, il proprio consolidato know-how nei settori della pedagogia, della psicologia, dell’antropologia e delle scienze sociali. L’obiettivo è garantire che, sin dall’infanzia, una corretta educazione alimentare e ai sani stili di vita (come l’attività sportiva, che nel nostro Ateneo incentiviamo attivamente) possa finalmente aiutare ad affrontare, in prima istanza sul piano educativo, la vera e propria emergenza obesità che, come hanno evidenziato gli studi dell’Istituto Auxologico, risulta particolarmente acuta nel nostro Paese».

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