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Vibo, l’osservatorio Città Attiva denuncia il degrado negli ospedali

  • Immagine del redattore: Uneba Calabria
    Uneba Calabria
  • 15 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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VIBO VALENTIA - Sedie rotte e logore negli ambulatori, reparti che aspettano da mesi nuove apparecchiature, infermieri mandati via per mancanza di proroghe contrattuali. È l’ennesima denuncia dell’Osservatorio civico “Città Attiva”, che attraverso una dura nota firmata dalle avvocate Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo punta il dito contro il degrado strutturale e organizzativo in cui versa la sanità vibonese. Un quadro definito «umiliante» per chi, ogni giorno, continua a lavorare negli ospedali del territorio «tra difficoltà, carenze e promesse disattese». «C’è un livello di squallore che disgusta – scrivono le promotrici – e che umilia chi è costretto a lavorare quotidianamente in un ambulatorio dove si rischia persino di strappare i vestiti su sedie indecenti. Le stesse su cui devono sedersi anche i pazienti».  Il riferimento è alle condizioni dell’ambulatorio di reumatologia di Moderata Durant, dove – ricordano – «dallo scorso aprile non è cambiato nulla, nonostante l’impegno verbale assunto da uno dei commissari dell’Asp, che di fronte alle foto aveva promesso di “procedere subito” alla sostituzione».Promesse che, sei mesi dopo, restano tali. Le stesse avvocate ricordano che, a distanza di tempo, non è arrivata nemmeno la fornitura di cardiotocografi e poltroncine-letto per ostetricia e ginecologia, annunciata in una Pec dell’Asp di Vibo. E nulla si sa neppure della nuova risonanza magnetica e della Tac con funzione di cardioTac, strumenti ritenuti essenziali per aggiornare la dotazione tecnologica della radiologia e ridurre il ricorso dei cittadini ad altri presidi fuori provincia. La lista delle carenze non si ferma qui. L’Osservatorio denuncia anche la mancata risposta alle richieste del reparto di anestesia e rianimazione, dove servirebbero nuovi sistemi di monitoraggio multiparametrico, defibrillatori di ultima generazione, barelle moderne e strumenti per la gestione dei pazienti critici. «Nessuna conferma – scrivono – è arrivata nemmeno sull’acquisto dei respiratori, alcuni ormai obsoleti. Per evitare di fermare le sale operatorie si è scelto di spostare temporaneamente macchinari da altre strutture: una soluzione tampone che non risolve nulla e moltiplica i disagi». A tutto questo si aggiunge il nodo del personale, sempre più carente. «Se non si prorogano i contratti a infermieri e operatori socio-sanitari, se non si pubblicano concorsi per colmare i vuoti d’organico, se restano inattivi gli ottanta posti letto già autorizzati, diventa evidente che manca la volontà di risollevare la sanità vibonese», affermano le tre legali. Parole amare, ma intrise di realismo. La sensazione, scrivono, «è che la sanità vibonese continui a essere l’agnello sacrificale della Calabria, lasciata indietro rispetto ad altre realtà, privata delle risorse e delle attenzioni necessarie». Una constatazione che parte da un dettaglio simbolico – tre sedie rotte – ma che si allarga a un sistema complesso in affanno. L’Osservatorio “Città Attiva” torna quindi a chiedere un cambio di passo: «Serve una gestione che metta al centro la dignità di chi lavora e di chi si cura. Dopo anni di promesse e di piani di rientro, i cittadini vibonesi meritano una sanità moderna, efficiente e rispettosa. Se dopo sei mesi non si è stati capaci di sostituire tre sedie indecenti, è chiaro che non c’è la volontà di migliorare, ma solo quella di lasciare tutto com’è, fino ad affossare definitivamente un servizio che dovrebbe essere di tutti». Un grido d’allarme, l’ennesimo, che si unisce a quelli di medici, infermieri e cittadini stanchi di un’attesa senza fine. «Non chiediamo miracoli – concludono Primerano, Guzzo e Grillo – ma solo rispetto per la nostra comunità e per chi ogni giorno, in silenzio, continua a credere in una sanità pubblica che sia davvero al servizio delle persone».

 

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